Banco Bpm non chiude le porte all’idea di una aggregazione, ma esclude che questa possa avvenire a breve e soprattutto che sia finalizzata al salvataggio di una delle situazioni calde sul mercato, quali Carige.
Giuseppe Castagna, amministratore delegato della banca, è intervenuto in questi giorni per ribadire che il processo di consolidamento del sistema bancario sarà inevitabile, ma l’istituto di piazza Meda nel 2019 vuole prima terminare il piano e puntare sulla redditività. Nel 2019, inoltre, verrà messo a punto il nuovo piano che fornirà le linee guida per le strategie dei prossimi anni.
L’istituto è stato l’unico finora in Europa a portare a termine una fusione bancaria con le nuove regole della Vigilanza di Francoforte.
“Abbiamo alle spalle due anni di grandi ristrutturazioni. Questo terzo anno invece sarà di grande crescita e vogliamo dimostrare la capacità di questa banca di produrre redditività” osserva Castagna, “speriamo che il 2019 sia l’anno giusto per fare questo. È ovvio che l’andamento dipende anche fattori esterni. Ci sono segnali di un inizio di una potenziale recessione, segnalata anche dal Governatore, e una situazione internazionale ancora un po’ incerta”.
Castagna ha espresso anche un po’ di delusione per l’apprezzamento del mercato al lavoro svolto.
“Abbiamo alle spalle due anni molto complicati in cui abbiamo completato un de-risking straordinario: quasi 20 miliardi di Npl in meno, tutti finanziati internamente senza ricorrere al mercato. Un lavoro non del tutto apprezzato dal mercato. Ora siamo tornati a una situazione fisiologica scendendo dal 25% a quasi il 10% di crediti lordi e intorno al 5% di netti. La situazione non richiederà più cure da cavallo come quelle che abbiamo fatto”, rileva Castagna, che tuttavia pone l’accento sui nuovi vincoli posti dall’Addendum della Bce.
“Sicuramente la gestione del credito anche in vista dell’Addendum, che richiede tempi molto stringenti per la risoluzione di queste problematiche, richiede molta attenzione ma vorremmo anche essere attenti a temi come business model, profittabilità e digitalizzazione che ora forse sono stati un po’ messi sotto rispetto al tema del de-risking”, conclude Castagna.