Il Ftse Italia Banche chiude la settimana con un rialzo del 2,6% e in direzione opposta rispetto all’omologo europeo (-1,6%), non riuscendo però a impedire al Ftse Mib di chiudere in territorio negativo (-1,1%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, anche a causa dei dubbi sul fatto che alla fine Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale al termine della tregua fissato per inizio marzo, anche se il presidente americano, Donald Trump, ha espresso ottimismo della questione, in attesa dell’incontro con il collega cinese Xi Jinping, che non avverrà però entro la scadenza della tregua.
Per quanto riguarda l’Italia, la stima preliminare del Pil del quarto trimestre 2018 ha certificato l’entrata in recessione tecnica per l’economia italiana, dopo il calo registrato da quello del terzo trimestre, che hanno portato la Commissione Europea ad abbassare le previsioni di crescita per l’Italia al +0,2% per quest’anno.
Il comparto bancario, nonostante il repentino allargamento dello spread Btp-Bund da sotto i 260 pb in prossimità dei 290 pb nel corso dell’ottava (fonte Mts Markets), ha visto prevalere gli acquisti, sostenuti dalle buone trimestrali riportate dai principali istituti italiani.
Bene i titoli del Ftse Mib, tra i quali mette il turbo Bper (+10,6%) dopo il balzo dello scorso venerdì in scia ai risultati migliori delle attese e, soprattutto, all’acquisizione di Unipol Banca e delle minorities di Banco di Sardegna. La banca emiliana, inoltre, presenta dei requisiti patrimoniali già al di sopra rispetto alle richieste della Bce per il 2019.
Sprint di Banco Bpm (+5,6%), con il mercato che ha premiato la decisione di accelerare nel de-risking con il perfezionamento della cartolarizzazione di 7,4 miliardi di Npl, i cui effetti sono stati spesati nei conti del quarto trimestre.
Molto bene Mediobanca (+5%), grazie alla trimestrale migliore delle attese e alla robusta posizione patrimoniale, con l’Ad Alberto Nagel che ha ribadito che la vendita del 3% di Generali non deve per forza avvenire entro giugno.
In spolvero UniCredit (+4,3%), grazie ai solidi conti trimestrali e all’annuncio della riorganizzazione del management in vista delle presentazione del nuovo piano industriale 2020-2023, in programma a Londra il prossimo 3 dicembre.
Sul Mid Cap contiene il calo Credem (-0,6%), con la banca che ha messo in luce una trimestrale migliore del consensus e che già presenta requisiti patrimoniali già superiori alle richieste Bce. Il direttore generale Nazzareno Gregori ha fatto presente che saranno valutate eventuali opportunità di crescita esterna. Male Creval (-2,7%), anch’esso fresco di conti trimestrali e con l’Ad Mauro Selvetti che ha sottolineato che l’accelerazione del de-risking è possibile.
Sugli scudi Popolare Sondrio (+3,9%), il cui board si riunirà oggi per approvare i conti preliminari del 2018 e che al 30 settembre presenti requisiti patrimoniali già superiori alle richieste della Bce per il 2019. Inoltre, la banca valtellinese ha dato avvio ad un’offerta pubblica di scambio su bond fino a un controvalore massimo di 313,6 milioni, mentre il consigliere delegato Mario Pedranzini ha precisato che l’istituto è interessato solo a operazioni di M&A di nicchia e riguardanti piccole realtà.
Acquisti su Mps (+1,8%), che nel quarto trimestre ha riportato un rosso inferiore alle attese e il cui Ad Marco Morelli ha fatto presente che la banca ha allo studio l’emissione di un bond da 700 milioni non appena le condizioni di mercato lo consentiranno. L’istituto ha rivisto al ribasso le stime economico/patrimoniali interne al 2021 alla luce del mutato contesto economico e sta lavorando alla cessione di un pacchetto di immobili.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con i commissari, nel frattempo impegnati nell’accelerazione del de-risking, che presenteranno il nuovo piano il prossimo 27 febbraio, mentre continuano a circolare rumor su operatori potenzialmente interessati alla banca. Ok Banca Finnat (+0,9%), che nel 2018 ha riportato un utile netto in calo per il venire meno di una plusvalenza di cui avevano beneficiato i conti trimestrali.