“Non lo so, non so nemmeno se chiederanno un consigliere, perché loro sono molto attenti alla governance. Onestamente, credo che lo sapremo nelle prossime settimane, per capire se vorranno manifestarsi nel board con un consigliere o creare una specie un patto di sindacato”.
È quanto ha affermato alla stampa a margine di un convegno Ania a Milano Alberto Minali, Ad di Cattolica, rispondendo in merito alla possibilità che Generali Reinsurance, società del gruppo Berkshire Hathaway, primo azionista della compagnia veronese con il 9,047%, abbia intenzione di chiedere un consigliere in vista del rinnovo del board fissato la prossima primavera.
General Reinsurance lo scorso 10 gennaio è stato iscritto nel libro soci, dopo che il cda ha accolto la richiesta formulata dalla stessa in tal senso.
“Per il momento non ho informazioni, certo che un socio di questo tipo mi ha dato una grande soddisfazione, tutto ciò che fa bene al titolo è auspicabile”, ha aggiunto ancora il manager sulla questione.
Minali ha anche fatto il punto sulla partnership nella bancassurance con Banco Bpm, dichiarando: “Stiamo andando molto bene su tutta la parte danni e la parte protezione, siamo meno contenti dell’andamento del business vita, soprattutto per il ramo terzo, ma bisogna considerare il contesto di mercato”.
“Abbiamo delle evidenze molto precise – sottolinea l’Ad – i team stanno lavorando bene, anche se la rete ha subito due trasformazioni in contemporanea, cambiando partner sia sul business vita che sul business danni. Chiaramente monitoriamo le cose e stiamo uscendo con nuovi prodotti sia su vita che sul danni, rafforzando i livelli di servizio alla banca, credo che questa rete ci darà le soddisfazioni che meritiamo di avere”.
L’Ad ha anche fatto riferimento alla partnership con il gruppo Iccrea, dichiarando: “La rinegoziazione delle condizioni che regolano la partnership tra Cattolica e Iccrea nella bancassicurazione sta procedendo bene. Abbiamo alcune settimane di lavoro per riscrivere i patti parasociali e gli accordi distributivi. Siamo molto contenti, perché l’alternativa era quella di uscire dal mondo di Iccrea”.
“Questo passo – aggiunge il manager – ci consente invece di estendere di molto il perimetro ell’accordo e ci dà un posizionamento nei piccoli Paesi e nelle piccole realtà di provincia dove le grandi banche stanno progressivamente riducendo la loro presenza. Il mondo cooperativo è presente sul territori come siamo noi, quindi è un bel connubio. Abbiamo incrementato la quota nella partnership dal 51% al 70%. Nei prossimi tre anni mi aspetto di avere buoni risultati”.
Il manager, infine, ha anche parlato delle azioni proprie in portafoglio, spiegando: “Non le annulleremo. Il nostro 4% vale circa 55-60 milioni ed è chiaro che potremmo usare le azioni per eventuali operazioni carta contro carta, senza tuttavia dimenticare che occorrono sempre un’operazione industriale e una delibera di consiglio. Se trovassimo qualcosa che ci serve comprare scambiando azioni proprie lo possiamo fare, subordinatamente però alla decisione del consiglio”.