La proposta di legge del Movimento 5 Stelle sulla distribuzione dell’acqua sarà discussa alla Camera il prossimo mese di marzo.
E’ quanto si legge in un articolo de “La Stampa”, che sottolinea come la Lega però abbia presentato diversi emendamenti che di fatto depotenzierebbero la proposta di legge presentata dalla grillina Federica Daga.
Tra gli emendamenti presentati dal capogruppo della Lega Elena Lucchini, in primis, l’eliminazione del riferimento al governo pubblico dell’acqua dagli obiettivi della riforma, che pertanto si limiterebbe a favorire un governo partecipativo del ciclo integrato dell’acqua.
Ulteriore controproposta è rappresentata dalla non applicazione all’idroelettrico. La capogruppo della Lega, inoltre, è favorevole a che le concessioni esistenti siano sottoposte a revisione annuale, ma disciplinate dalle norme esistenti.
La Lega punta al fatto che le nuove concessioni abbiano una durata sufficiente per il recupero degli investimenti e che potranno essere affidate dalle regioni a società di capitali, a società miste pubblico-privato attraverso gare o gestite in-house.
Tra gli altri emendamenti, poi, si ricorda la proposta che le competenze regolatorie rimangano all’Arera, con tariffe stabiliste secondo la normativa vigente.
«Con la Lega non c’è scontro ma confronto», ha spiegato il ministro dell’Ambiente Costa ricordando però che il contratto di governo parla chiaro sposando il progetto dell’acqua pubblica.
Si resta pertanto in attesa di capire quale sarà la struttura finale della legge che, dopo le votazioni alla Camera dovrà passare al Senato.
La presentazione degli emendamenti da parte della Lega è positiva, perché, se approvati essi eviterebbero la nazionalizzazione del settore.
Si segnala che le società più esposte sono Acea, il cui business idrico rappresenta il 40% dell’Ebitda, a cui seguono Hera e Iren, con un’esposizione rispettivamente del 25% e del 22 per cento. Per A2A, la water distribution rappresenta circa il 7% dell’Ebitda.