Nel 2018 Eni ha evidenziato un incremento del 13,3% del fatturato a 75,8 miliardi, mentre l’utile operativo adjusted è quasi raddoppiato a 11,2 miliardi rispetto ai 5,8 miliardi dell’anno precedente.
Il risultato ha beneficiato dello scenario complessivamente favorevole del mercato petrolifero, con il prezzo di riferimento del Brent che si è attestato su una media di 71,04 $/bl rispetto ai 54,27 $/bl del 2017 (+31%).
Il prezzo medio di realizzo di Eni è invece salito da 50,06 a 65,47 $/bl per il petrolio (+31%) e da 130,31 a 183,74 $/migliaia di metri cubi per il Gas Naturale (+35%).
A livello di singoli business, l’Exploration & Production ha mostrato un Ebit adjusted più che raddoppiato a 10,9 miliardi grazie all’aumento dei prezzi e della produzione, che hanno così compensato l’effetto valutario negativo.
Nel dettaglio, la produzione di idrocarburi si è attestata su una media di 1.851 kboe/d, in crescita del 2% rispetto ai 1.816 dell’anno precedente, beneficiando del ramp-up dei progetti del 2017, degli start-up del 2018 e delle maggiori produzioni di Kashagan e in Italia.
Fattori che sono stati parzialmente compensati dai minori entitlements nei PSA per effetto dell’aumento dei prezzi (senza i quali la produzione sarebbe cresciuta del 2,5 per cento), dai minori volumi di gas in alcuni paesi, dal declino dei giacimenti maturi e da alcuni eventi one-off.
Si segnala inoltre che le riserve certe a fine anno si attestavano a 7.153 milioni di boe rispetto ai 6.990 di fine 2017, in funzione di un tasso di rimpiazzo organico del 100 per cento.
Utili operativi più che raddoppiati a 544 milioni per la divisione Gas & Power che ha beneficiato delle maggiori vendite di GNL, delle ottimizzazioni nel power e nella logistica e dell’andamento del mercato wholesale nei primi nove mesi dell’anno, nonostante vendite fi gas complessivamente diminuite rispetto al 2017.
In calo del 26,7% a 390 milioni invece il risultato della divisione Refining & Marketing, in scia al calo del margine di raffinazione penalizzato dall’incremento del costo della carica petrolifera e dal maggiore impatto delle fermate per manutenzione.
Perdita di 10 milioni infine per Versalis, rispetto all’utile per 460 milioni rilevato nel 2018, che ha scontato la contrazione dei margini benchmark del cracker (-11%) e del polietilene (-69%), dovuta al repentino aumento del costo della carica petrolifera non recuperato nei prezzi di vendita, dalla pressione competitiva e dalla frenata dei mercati di sbocco nell’ultima parte dell’anno.
Il periodo si è chiuso con un utile netto adjusted di competenza dei soci quasi raddoppiato a 4.592 milioni, spinto dall’andamento del risultato operativo e dalla leggera diminuzione del tax rate.
Quest’ultimo è però aumentato per la divisione E&P a causa delle minori imposte differite attive sui progetti e per l’impatto dell’indeducibilità della svalutazione dei crediti finanziari relativi a un’iniziativa esplorativa nel Mar Nero non andata a buon fine.
A livello patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre è risultato pari a 8.289 milioni, in diminuzione rispetto ai 10.916 milioni di fine 2017, determinando un calo del leverage al 16 per cento.
La gestione ha infatti generato 13,45 miliardi che, insieme alle variazioni di circolante, sono stati in gradi di finanziare il Capex per 7,94 miliardi e il pagamento di dividendi per 2,95 miliardi.
In questo modo è stata raggiunta una cash neutrality allo scenario di 52 $/bl che, escludendo l’incasso delle rate prezzo delle dismissioni di Zohr del 2017, si ridetermina a 55 $/bl, in linea con la guidance.