Astaldi ha pubblicato il patto parasociale stretto tra l’azionista di maggioranza FIN.AST. e Salini Impregilo, nell’ambito dell’offerta avanzata da quest’ultima per il rafforzamento patrimoniale, finanziario ed economico di Astaldi.
I patti hanno per oggetto il 65,764% del capitale e il 69,055% dei diritti di voto detenuti, direttamente e indirettamente, da FINAST.
Oltre alle pattuizioni riguardanti le operazioni inserite nel Piano di Concordato presentato da Astaldi in Tribunale, i patti conferiscono a Salini Impregilo la facoltà di chiedere e ottenere la cessazione fino a tre consiglieri non indipendenti di Astaldi, diversi dal Presidente e dall’Amministratore Delegato.
Salini non intende indicare i sostituti ma ha stabilito che questi vengano individuati da una primaria società di recruiting tra una rosa di profili, tenuto conto dei requisiti di comprovata professionalità, esperienza e primaria reputazione che verranno indicati, oltre che della loro indipendenza.
Inoltre Salini Impregilo, qualora ritenesse che i presidi di governance siano non idonei a conseguire e preservare la continuità, avrà la facoltà di richiedere e ottenere la tempestiva attivazione di presidi di governance addizionali.
Si ricorda infine che il patto sancisce quanto inserito nel Piano di Concordato, ovvero l’approvazione da parte di FIN.AST. di un aumento di capitale riservato a Salini Impregilo per un ammontare di 225 milioni, con prezzo di emissione pari a 0,23 euro, destinato in parte al pagamento di debiti privilegiati e prededucibili e in parte a servizio del piano di continuità.
L’azionista sarà inoltre tenuto ad approvare l’emissione e la conseguente attribuzione ai creditori chirografari di Astaldi, sia di azioni derivanti dalla parziale conversione dei propri crediti sia di strumenti finanziari partecipativi, a valere sulla liquidazione di asset non-core segregati a loro favore.
In merito, FINAST rinuncerà per un importo non inferiore al 70% al credito chirografario e postergato di 20 milioni vantato nei confronti di Astaldi, avendo la facoltà di convertire il restante 30% in azioni ordinarie emesse successivamente all’esecuzione del piano.