Il Ftse Italia Banche chiude con un lieve calo dello 0,1% sotto-performando l’omologo europeo (+0,7%), non impedendo però al Ftse Mib (+0,4%) di chiudere in territorio positivo.
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, anche a causa dei dubbi sul fatto che alla fine Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale al termine della tregua fissato per inizio marzo, anche se il presidente americano, Donald Trump, ha espresso ottimismo della questione, e potrebbe prorogare la deadline (di 60 giorni secondo rumor) della tregua nel caso si raggiungesse un accordo di principio.
Le due controparti hanno fatto sapere di avere fatto dei progressi, anche se sono ancora distanti su alcune questioni. I colloqui stanno proseguendo questa settimana a Washington, dopo quelli di alto livello tenutisi giovedì e venerdì a Pechino.
Per quanto riguarda l’Italia, la stima preliminare del Pil del quarto trimestre 2018 ha certificato l’entrata in recessione tecnica per l’economia italiana, che hanno portato la Commissione Europea ad abbassare le previsioni di crescita per l’Italia al +0,2% per quest’anno. Anche gli ultimi dato macro pubblicati ieri, fatturato e ordini dell’industria, hanno confermato questo trend.
“Se l’economia dovesse crescere meno del previsto, cosa che ci auguriamo non accada, la proiezione del saldo di bilancio potrà essere rivista a condizione che non derivi unicamente dalla congiuntura economica, con lo scopo di evitare politiche di bilancio pro-cicliche che aggraverebbero la congiuntura”, ha affermato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
Sul comparto bancario, anche a causa dello spread mantenuto in area Btp-Bund in area 270 pb (fonte Mts Markets), proseguono dunque i realizzi (anche se con un recupero nel finale) dopo i guadagni dei giorni precedente a cui avevano contribuito il fatto che i principali istituti italiani presentano già requisiti patrimoniali al di sopra delle richieste della Bce per il 2019 e la possibilità del varo di un nuovo Tltro, ribadita ieri anche dal capo economista dell’Eurotower, Peter Praet, anche se bisognerà poi decidere su modalità e tempistiche.
L’andamento di ieri ha risentito, in maniera contenuta, anche della vicenda relativa ai diamanti riportati dalla stampa, che ha coinvolto alcune delle principali banche italiane.
Andamento a due velocità per i titoli del Ftse Mib, tra cui Banco Bpm (-1,3%) viene presa di mira dalle prese di beneficio, dopo essere stata una delle banche che aveva corso di più negli ultimi tempi e con l’istituto che ha fornito alcuni chiarimenti sulla suddetta vicenda (risalente a prima della fusione), precisando che ha predisposto gli accantonamenti necessari per fare fronte ai rischi potenziali.
Bene Ubi (+0,6%), con la banca ha collocato con un successo un covered bond da 500 milioni, mentre nel frattempo proseguono le manovre dei grandi azionisti in vista del rinnovo del cda.
Sul Mid Cap altra seduta sottotono per Credem (-1%), Creval (-0,5%), Popolare Sondrio (-0,3%) e Mps (-0,1%), con il presidente Stefania Bariatti che a margine dell’esecutivo ABI si è così espressa alla stampa in merito alla possibile creazione, riportata dalla stessa stampa, di un fondo dedicato agli Utp da parte della Sga: “Aspettiamo di vedere quando avranno preparato qualcosa di avanzato, leggiamo e seguiamo con attenzione. Dipende da quello che ci sarà scritto e da come sarà organizzato, aspettiamo di vedere i particolari”.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con i commissari che presenteranno il nuovo piano il prossimo 27 febbraio, mentre continuano i rumor sui potenziali operatori interessati alla banca e sul de-risking. Rallenta nuovamente Banca Finnat (-0,3%).