Una perdita da 1,6 miliardi di dollari, diluita negli anni, ma non evidenziata agli occhi degli investitori. L’ultimo caso finanziario che ha colpito Deutsche Bank, rivelato dal Wall Street Journal, evidenzia ancora una volta i rischi insiti in alcuni investimenti dell’istituto tedesco e sui quali ci si chiede se la Bce abbia un vero monitoraggio.
La vicenda riguarda l’investimento da parte della banca teutonica di 7,8 miliardi di dollari in contratti su un portfolio di 500 bond municipali americani. Il tutto nel 2007, poco prima della crisi dei mutui subprime. Lo scoppio della bolla fece precipitare anche l’investimento dell’istituto tedesco, che per proteggersi stipulò una polizza assicurativa da 140 milioni di dollari contro il rischio default con Berkshire Hathaway, la holding del finanziere Warren Buffett.
Una protezione non sufficiente, quindi per nove anni Deutsche Bank ha accumulato perdite sulla posizione spalmandole sui bilanci, senza però mai evidenziare il valore cumulato dell’esposizione.
Anche in questo caso senza riportare agli azionisti il valore cumulato della minusvalenza, pari a 1,6 miliardi. La vicenda avrebbe portato a uno scontro interno tra i manager della banca e i revisori contabili di Kpmg sul trattamento degli accantonamenti. Tanto più che la perdita non è stata resa nota nei prospetti dei diversi aumenti di capitale effettuati negli ultimi anni.
“La transazione” ha commentato Troy Gravitt, portavoce della banca a New York in una nota via e-mail, “è stata terminata nel 2016 come parte della chiusura della nostra unità operativa non-core. Avvocati e revisori esterni hanno esaminato la transazione e confermato che era in linea con gli standard e le pratiche contabili”.
La vicenda pare conclusa e non avrà altri impatti sui conti di Deutsche Bank e oggi il titolo è flat sul listino di Francoforte a 7,6 euro.