Generali – Il cda uscente raccomanda la continuità nella gestione

Mancano ancora più di due mesi all’assemblea del 7 maggio che dovrà eleggere il nuovo cda, dato che quello attuale andrà in scadenza, ma si cominciano già a fare dei ragionamenti. Il board uscente, infatti, ha fornito un proprio parere, suggerendo che si debba proseguire sulla linea della continuità, anche alla luce della recente approvazione del nuovo piano strategico.

“Il livello di esperienze e di competenze professionali che si riscontra nella composizione del consiglio oggi in carica appare adeguato rispetto alla strategia e all’attività della società e del gruppo: la sua continuità appare pertanto importante per l’impegno richiesto per l’attuazione del nuovo piano strategico, approvato nel corso del presente mandato”.

È quanto si legge nel parere d’orientamento agli azionisti su dimensione e composizione del cda, che il board uscente della compagnia triestina ha messo a disposizione dei soci in vista dell’assemblea del 7 maggio che eleggerà il nuovo organo amministrativo.

“Quella su cui poggia oggi Generali Assicurazioni è una buona governance ed è pertanto consigliabile che il prossimo cda chiamato a guidare il gruppo triestino nel triennio 2019-21 sia in sostanziale continuità, pur con l’introduzione nel board di profili esperti di information technology, cybersecurity e tematiche Esg”, aggiunge il parere.

Nel documento emerge che l’orientamento fornito dagli amministratori uscenti è di mantenere un cda 13 componenti, a fronte di indicazioni statutarie che indicano nella range 10-21 il numero degli amministratori eleggibili.

Inoltre, si invitano i soci a “preservare l’attuale rapporto tra amministratori esecutivi e non esecutivi, confermando un sistema di deleghe operative imperniato su un unico amministratore delegato”.

Il cda, inoltre, suggerisce di “valutare eventuali inserimenti di competenze complementari a quelle esistenti” e fa presente di prestare “un’attenzione al profilo internazionale dei candidati” oltre alla “necessaria apertura degli stessi alle sfide poste dall’innovazione tecnologica (inclusi i profili collegati all’information technology, alla cybersecurity e alle operations) e – in particolare – dalla digitalizzazione nel mondo assicurativo e finanziario”.

Le indicazioni fornite dal board non sono vincolanti, in quanto nello statuto del Leone di Trieste non è previsto che il cda in scadenza compili una lista per quello che dovrà essere eletto, che invece è di competenza degli azionisti.

Le liste dovranno essere depositate entro il 5 aprile. Se la conferma del Group Ceo viene data per scontata da parte degli operatori di mercato, qualche dubbio si addensa sulla presidenza.

L’attuale presidente, Gabriele Galateri, potrebbe essere confermato, anche alla luce del recente cambio dello statuto sui limiti di età per tale figura. Tuttavia, il nome di Galateri è stato inserito nella lista di Vivendi per il rinnovo del cda di Tim, e questo avrebbe creato qualche malumore tra i principali azionisti.

Secondo rumor di stampa, un’eventuale passo indietro di Galateri dalla partita su Tim sarebbe apprezzato dai più importanti soci della compagnia triestina. Non è tuttavia da escludere, sempre secondo indiscrezioni di stampa, che vengano considerati altri profili.

Anche Alberto Nagel, Ad di Mediobanca, primo azionista di Generali con il 13,04% si era espresso sulla strada della continuità in occasione della conference call sui risultati semestrali dello scorso 7 febbraio.

“L’attuale cda ha approvato un piano a novembre che va nella direzione giusta perché prevede un importante recupero della redditività associandolo a uno sviluppo della società e a un abbassamento leva finanziaria. Essendo tutto questo approvato a novembre e avendo noi piena fiducia in questo tipo di percorso, a noi sembra auspicabile che un nuovo cda sia un cda che sia in condizioni di consentire la delivery di quel piano e quindi da questo punto di vista tendenzialmente un cda in continuità”, aveva affermato il manager.

L’elezione del prossimo cda dovrà tenere conti dei nuovi equilibri dell’azionariato, con il peso dei soci italiani che è salito a quasi il 26% dopo i recenti acquisti di Francesco Gaetano Caltagirone (salito al 5,01%) e di Leonardo Del Vecchio (portatosi al 4,87%) e considerando anche il 3,04% detenuto da Edizione, la holding della famiglia Benetton.

Non bisogna poi dimenticare l’1,7% in mano al gruppo De Agostini, che farebbe salire la quota totale in mano ai principali soci tricolore in prossimità del 28 per cento.

Nagel aveva fatto presente che le recenti salite di Caltagirone e Del Vecchio sono “decisioni singole e autonome”.