Il Ftse Italia Servizi Finanziari archivia la settimana con un calo dello 0,4% e in controtendenza rispetto all’analogo europeo (+0,8%), risentendo della frenata del comparto bancario (-0,8%) e facendo peggio del Ftse Mib (+0,2%).
Sullo sfondo rimangono i timori legati alla frenata della crescita globale, anche in scia a qualche perplessità sulla possibilità che alla fine Stati Uniti e Cina possano effettivamente giungere ad un’intesa sul fronte commerciale al termine della tregua stabilita per inizio marzo, anche se l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, si è detto fiducioso sulla faccenda, e potrebbe posticipare la deadline della tregua nel caso si raggiungesse un compromesso.
I due Paesi hanno fatto comunicato di avere raggiunto dei progressi, con i colloqui che sono andati avanti la scorsa ottava Washington e che dovrebbero portare a una bozza di accordo sui temi più rilevanti.
In merito all’Italia, la stima preliminare del Pil del quarto trimestre 2018 ha testimoniato l’ingresso in recessione tecnica per l’economia, dopo la flessione evidenziata da quello del terzo trimestre, portando la Commissione Europea a ridurre le previsioni di crescita per l’Italia al +0,2% per quest’anno. Anche gli ultimi dati macro, fatturato e ordini dell’industria, hanno ribadito questo andamento.
La Commissione Europea, invece, secondo rumor di stampa nel Country Report che sarà pubblicato mercoledì prossimo ha fatto presente che nella manovra economica non ci sono misure che possano avere un effetto positivo sulla crescita di lungo termine.
“Il Governo rimane fiducioso nelle proprie stime di crescita, perché valutiamo che il secondo semestre del 2019 sarà accompagnato da un allentamento delle tensioni commerciali e da condizioni più favorevoli alla crescita. Nonostante lo shock esterno che ha interessato anche il nostro Paese nella seconda metà dello scorso anno, i nostri fondamentali economici restano solidi”, ha ribadito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Il rallentamento del settore creditizio ha impattato in parte anche sui titoli dell’asset management, con l’eccezione di Azimut (+2,4%), che ha stipulato un finanziamento di 200 milioni con Banco Bpm, e Banca Mediolanum (+2,6%), premiate dagli acquisti per gran parte della scorsa ottava.
In rosso Exor (-1%), mossasi in scia all’andamento contrastato delle principali controllate quotate.
Nel Mid Cap i realizzi colpiscono Banca Ifis (-6,1%) dopo i forti rialzi seguiti alla divulgazione della trimestrale, con il presidente Sebastien Egon von Fürstenberg che in un’intervista ha fatto presente che la banca non è in vendita, mentre scatta doBank (+4,7%). Sottotono Cerved (-0,4%), in un’ottava a due facce.
Sullo Small Cap prepotente rimbalzo di Banca Intermobiliare (+6,7%), con la banca che potrebbe prendere in considerazione di crescere anche per linee esterne. Prosegue il buon momento di Banca Sistema (+1,1%).