Il gruppo ha comunicato i risultati definitivi 2018, che hanno evidenziato ricavi in calo del 2,9% a 5,2 miliardi (+3,7% la crescita organica) e un incremento della marginalità grazie al miglioramento del price mix e al maggior peso dell’High Value. L’utile netto è più che raddoppiato a 442 milioni, anche grazie a minori oneri finanziari netti e fiscali. Proposto un dividendo di 0,177 euro per azione.
Pirelli ha comunicato ieri a mercati chiusi i risultati definitivi del 2018, dopo aver presentato i dati preliminari lo scorso 14 febbraio.
I ricavi sono diminuiti del 2,9% a 5,2 miliardi (+3,7% la crescita organica), con l’effetto cambi negativo e la diminuzione dei volumi in parte compensato dal miglioramento del price/mix.
Nel dettaglio, i ricavi High Value sono aumentati del 7,5% a 3,3 miliardi (+10,3% la crescita organica) con un’incidenza sul fatturato in aumento al 63,7% (57,5% nel 2017), mentre il segmento Standard ha segnato un -17,1% a 1,9 miliardi (-5,4% la variazione organica).
I volumi sono diminuiti del 3,1%, con la crescita dell’11% del segmento High Value controbilanciata dalla contrazione del 14% del segmento Standard, mentre il price mix (+6,8%) ha beneficiato del crescente peso dell’High Value, del miglioramento del mix nel segmento Standard e dell’aumento dei prezzi nei mercati emergenti per contrastare la volatilità dei cambi.
A livello geografico, l’Europa ha segnato un -0,2% a 2,2 miliardi (+1,4% la variazione organica), il Nafta un +2,1% a 1 miliardo (+7,6% la variazione organica), l’Apac +10,4% a 890 milioni (+13,3% la variazione organica), il Latam -24,4% a 692 milioni (-3,1% la variazione organica), la Russia +4,6% a 167 milioni (+15,5% la variazione organica) e il Meai -16,8% a 207 milioni (-6,6% la variazione organica).
Per quanto riguarda la gestione operativa, l’Ebitda adjusted ante costi di start-up è cresciuto dell’8,9% a 1.279 milioni, con un’incidenza sul fatturato al 24,6% (+270 punti base), mentre l’Ebit adjusted ante costi di start-up è aumentato dell’8,2% a 1.002 milioni, con una marginalità al 19,3% (+200 punti base). Nel corso dell’esercizio, i costi relativi ai nuovi programmi di start-up sono stati pari a 47,7 milioni, rispetto ai 50,2 milioni nel 2017.
L’Ebit adjusted è aumentato del 9% a 955 milioni, con il miglioramento del price mix (+239 milioni) che ha più che compensato l’impatto derivante dall’incremento dei costi delle materie prime (-52 milioni) e il calo dei volumi sul segmento standard (-68 milioni).
Il periodo si è chiuso con un balzo dell’utile netto da 176 a 442 milioni, beneficiando della buona performance operativa e di minori oneri finanziari netti (196,3 milioni da 362,6 milioni nel 2017) principalmente per effetto del rifinanziamento e della riduzione del debito. A ciò si aggiungono minori oneri fiscali grazie al beneficio derivante dal Patent Box per 35 milioni.
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto, rispetto al 31 dicembre 2017, è diminuito di circa 38 milioni a 3,18 miliardi, con un rapporto netdebt/Ebitda adjusted ante costi di start-up sceso da 2,74x a 2,49x (2,35x il target indicato dalla società).
Infine, il cda proporrà all’assemblea la distribuzione di un dividendo di 0,177 per azione, per un ammontare complessivo di 177 milioni, con un payout del 40% e un dividend yield di circa il 2,9% rispetto alle quotazioni attuali.