Si va verso la presentazione di una lista alternativa a quella del cda uscente in vista dell’assemblea che si terrà il prossimo 13 aprile e che eleggerà il nuovo board.
Secondo rumor di stampa, l’associazione Cattolica al Centro, presieduta dal commercialista veronese Michele Giangrande, starebbe definendo una propria lista da portare in occasione dell’assise composta da 17 nomi, con l’obiettivo di dare una linea di discontinuità, in particolare per quanto riguarda la figura dell’attuale presidente, Paolo Bedoni.
Sempre secondo le stesse indiscrezioni di stampa, il prossimo 18 marzo l’associazione comunicherà quello che ha in mente in merito alla governance e, probabilmente, sarà una linea diametralmente opposta rispetto a quella del board uscente.
Un anno fa l’assemblea aveva approvato la riforma del governo societario con il passaggio al sistema monistico con il cda che assorbirà anche le funzioni del collegio sindacale, anche se il modello cooperativo è rimasto, così come il meccanismo del voto capitario. Tuttavia, erano stato introdotti alcuni aggiustamenti, consentendo l’ingresso nell’azionariato anche ai soci di capitale.
Secondo indiscrezioni di stampa, l’attuale cda presenterà una lista che punterà alla conferma dell’Ad Alberto Minali, che poco più di un anno fa ha alzato il velo sul nuovo piano industriale, mentre il 50% degli attuali componenti potrebbe essere sostituito.
Dato che lo stesso candidato non potrà apparire in due liste, il nome di Minali non potrà essere inserito in quella dell’associazione Cattolica al centro, anche se quest’ultima punta a lasciare fuori Bedoni e non a cambiare anche il Ceo.
Nelle due precedenti assemblee l’associazione aveva riportato sempre un consenso nettamente inferiore rispetto alla lista in cui era incluso Bedoni e ora bisognerà vedere se riuscirà a far convogliare verso di sé maggiori preferenze.
L’associazione intende far passare alcuni messaggi, tra cui una maggiore centralità della rete agenziale e il fatto che le cedole vengano pagate attraverso riserve patrimoniali e non attingendo all’attività caratteristica.
Secondo lo statuto, solo i soci che possiedono almeno il 10% del capitale possono chiedere un proprio esponente nel board, che possono salire a due se il capitale rappresentato supera il 15 per cento.
Al momento i principali azionisti della compagnia veronese sono General Reinsurance, società del gruppo Berkshire Hathaway che fa capo a Warren Buffett, con il 9,05%, la Fondazione Cariverona con il 3,44% e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia con il 4,90 per cento.
Non è da escludere che questi ultimi si alleano in vista dell’assise. Non lo so, non so nemmeno se chiederanno un consigliere, perché loro sono molto attenti alla governance. Onestamente, credo che lo sapremo nelle prossime settimane, per capire se vorranno manifestarsi nel board con un consigliere o creare una specie un patto di sindacato”, aveva affermato nei giorni scorsi Minali in merito alle intenzioni di General Reinsurance.
Un primo banco di prova saranno i conti del 2018, che saranno approvati il prossimo 7 marzo e che daranno una prima idea dei primi effetti della strategia delineata nel piano industriale.