Frendy Energy – Mini-idroelettrico, ampio margine di sviluppo ancorato alle condizioni atmosferiche

Nei primi sei mesi del 2018 il gruppo Frendy Energy ha registrato ricavi pari a 1 milione di euro (-8% su base annua). Un calo riconducibile principalmente alle centrali elettriche situate nel comprensorio del Consorzio Est-Sesia, a causa della minor portata dei canali e degli elevati ritiri irrigui a monte degli impianti. Il mini-idro, tuttavia, rappresenta un business con elevate possibilità di crescita, grazie all‘evoluzione di tecnologie che permettono, con investimenti contenuti, di sfruttare piccoli dislivelli lungo corsi d’acqua ad uso irriguo, avendo pertanto un ridotto impatto ambientale.

Frendy Energy, società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Edison, è un operatore attivo dal 2006 a livello italiano nella produzione di energia elettrica attraverso impianti mini-idroelettrici, ovvero impianti di piccola taglia con capacità installata inferiore a 500 KW, posizionati lungo il corso di canali irrigui e corsi d’acqua regimati che sfruttano l’energia cinetica dell’acqua in corrispondenza di piccoli salti d’accelerazione lungo il corso dei canali.

L’attività del gruppo si sviluppa principalmente nel Nord-Ovest, dal Piemonte alla Lombardia, con un’attenzione specifica alla provincia di Novara e Pavia, in considerazione dell’alta concentrazione di canali irrigui regimati e salti su corsi d’acqua di medie e piccole dimensioni non ancora sfruttati.

Il mini-idroelettrico rappresenta in Italia un comparto con elevate possibilità di crescita, grazie allo sviluppo di tecnologie in grado di sfruttare piccoli dislivelli e portate ridotte senza al contempo compromettere l’efficienza del sistema, oltre a un modello d’incentivi che premia gli impianti di piccola taglia rispetto a quelli di grandi dimensioni.

Il settore è attualmente oggetto, a livello globale, a un sistema di regolamentazione normativa che prevede la possibilità di produrre e cedere al Gestore Servizi Energetici (GSE), società di diritto privato interamente controllata dal MEF, l’energia elettrica per un lungo periodo con rischi commerciali contenuti. Tale situazione si traduce nella generazione di cash-flow sufficientemente stabili e nella possibilità di accedere ai finanziamenti nelle forme di project financing.

Ulteriori vantaggi tipici del comparto mini-idro sono rappresentati dai ridotti costi di realizzazione degli impianti, costruiti interamente nell’ambito dell’alveo del canale, oltre che ai costi di gestione contenuti grazie all’elevato grado di automatizzazione. Inoltre, data la finalità di irrigazione dei campi, la portata d’acqua che viene fatta fluire nei canali è controllata e costante, garantendo alle centrali un flusso di approvvigionamento continuo.

Dal lato economico il gruppo, a livello di risultati operativi dei primi sei mesi del 2018, ha riportato un Ebitda pari a 457mila euro, in calo del 23,5% su base annua. L’Ebit risulta negativo per 95mila euro, a fronte del deficit di 18mila euro registrato nel primo semestre dell’anno scorso. 

Conto Economico

Nei primi sei mesi del 2018 i ricavi consolidati si sono attestati a 1 milione, in calo dell’8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2017. Essi si riferiscono alle vendite di energia elettrica al GSE. Il fatturato è interamente realizzato in Italia.

Le vendite di energia elettrica sono risultate in diminuzione rispetto al primo semestre 2017 e sono riconducibili alle centrali elettriche situate nel comprensorio del Consorzio Est-Sesia. La diminuzione è dovuta essenzialmente alle centrali che utilizzano l’acqua del cd. Diramatore Vigevano, canale artificiale che scorre in Piemonte e Lombardia, attraversando le province di Novara a Pavia.

A livello di risultati operativi, l’Ebitda si è attestato a 457mila euro, in calo del 23,5% rispetto al corrispondente periodo del 2017. Dopo la contabilizzazione di ammortamenti per 552mila euro (-10,5% a/a), relativi principalmente ad immobilizzi tecnici, l’Ebit risulta negativo per 95mila euro, a fronte del deficit di 18mila euro registrato nel primo semestre dell’anno scorso.

Dopo essere stati spesati oneri finanziari netti per 136mila euro (-30,5% su base annua), in conseguenza di un minore indebitamento verso il settore bancario e verso alcuni soci di minoranza, il gruppo riporta una perdita netta pari a 357mila euro (+71,7% a/a).

Nel corso del semestre in esame, il management ha terminato il vaglio dei rapporti esistenti tra il gruppo e i vari fornitori avendo così la possibilità di rivedere i contratti di O&M e quelli dei servizi aziendali. Attualmente questi ultimi sono in capo alla controllante Edison, sia per quanto attiene ai servizi corporate – di natura contabile, finanziaria, fiscale, legale e assicurativa – sia per quelli inerenti le attività tecniche. In relazione a queste ultime, la controllante su richiesta di Frendy Energy potrà erogare servizi specialistici ai quali si aggiungono le attività di O&M dedicate a tutti gli impianti del gruppo e fornite da operatori esterni al gruppo Edison.

Nel 2017 i ricavi per cessione di energia e per provvigioni attive registrano un decremento del 40,7% a 1,8 milioni. La riduzione del fatturato relativo alle vendite di energia è dovuto essenzialmente, circa 1,1 milioni, all’uscita dal perimetro di consolidamento di Frendy Scotta, deconsolidata a partire dal 31 ottobre 2016.

Un andamento che si riflette sui risultati operativi, con l’Ebitda che registra un calo, rispetto al 31 dicembre 2016, del 64,3% a 721mila euro. Dopo la contabilizzazione di ammortamenti e svalutazioni per 1,3 milioni, (-42,8% su base annua, soprattutto per la componente immobilizzi tecnici), l’Ebit cambia segno, portandosi in deficit per 624mila euro, a fronte del risultato positivo di 107mila euro ottenuto a fine 2016.

La gestione finanziaria si è dimezzata rispetto al dato del 2016, registrando oneri finanziari netti per 444mila euro. La variazione è dovuta principalmente alla riduzione, per circa 432mila euro, della voce “minusvalenze su cessione partecipazioni in imprese controllate”. Nell’esercizio 2016 tali minusvalenze erano state originate dalla cessione della partecipazione Frendy Scotta, mentre nel 2017 dalla cessione delle controllate Beta e Gamma.

Il conto economico 2017 si è chiuso con una perdita netta di competenza del gruppo pari a 968mila euro, in aumento del 37,4% rispetto al dicembre 2016.

Stato Patrimoniale

Sul fronte patrimoniale, al 30 giugno 2018 l’indebitamento finanziario netto di gruppo si esprime in 3 milioni, in aumento di 270mila euro rispetto al 31 dicembre 2017, da attribuirsi principalmente a dinamiche inerenti il capitale circolante.

Il patrimonio netto di gruppo si attesta a 17,4 milioni, in riduzione di 356mila euro rispetto alla fine del 2017, essenzialmente per effetto della perdita netta iscritta a conto economico.

L’esercizio 2018 esprime nel semestre una normalizzazione dell’andamento del capitale circolante da ricondurre ad una riduzione dei Debiti verso fornitori che, pur se elevati, sono da ricondurre “a manutenzioni delle centrali idroelettriche e oltre ad alcuni debiti inerenti le spese sostenute per la pubblicità e per fornitori diversi ma tutti strettamente e direttamente afferenti all’attività del Gruppo”.

Ratio

I principali ratio di bilancio mostrano una sostanziale stabilità in termini di solidità patrimoniale nel 2017 e 2018. I rapporti PFN/Ebitda e PFN/PN sono tuttavia peggiorati rispetto al 2016, per l’effetto combinato tra il sensibile incremento dell’indebitamento finanziario netto e la riduzione del margine operativo lordo, da una parte, e la sostanziale stabilità del patrimonio netto di gruppo, dall’altra.

Gli indicatori di redditività non risultano significativi a causa dei deficit a livello tanto di risultato operativo quanto di risultato netto.

L’indicatore di borsa Price/Earnings non risulta rilevato in scia alle perdite riportate dal gruppo negli anni presi in esame.

Si riscontra un netto incremento dei multipli asset side nel passaggio dal 2016 al 2017, sulla scorta del sensibile calo rispettivamente del fatturato e del margine operativo lordo negli anni oggetto di analisi.

Outlook

Per quanto attiene alla prevedibile evoluzione della gestione, la produzione nel secondo semestre del 2018 è prevista in aumento. Infatti le produzioni di luglio e agosto risultano complessivamente per il gruppo migliori rispetto a quelle dei corrispondenti mesi del 2017.

Il management si attende inoltre un maggior contributo economico delle centrali della controllata CCS Blu, entrate in esercizio tra la fine del 2017 e gennaio 2018 (Chiusa della città e Brida dei Cavalletti, site nel Comune di Novara), anche grazie agli incentivi nel frattempo conseguiti che avranno un positivo impatto sui ricavi e sul risultato economico.

La società ha inoltre intrapreso con AIES (Associazione Irrigazione Est Sesia) uno studio volto all’ottimizzazione della produzione dei propri impianti, in particolare quelli insistenti sul cd. Diramatore Vigevano.

Si riporta infine che lo scorso 28 maggio è stata approvato dal Consiglio di amministrazione il progetto di fusione per incorporazione in Frendy Energy delle società interamente controllate Alfa Idro e CCS Blu. L’atto di fusione ha previsto, in entrambi i casi, che le fusioni avessero efficacia contabile e fiscale a far data dal 1 gennaio 2018.

Punti di forza

Mercato ancora poco sfruttato. Il gruppo opera nel settore mini-idroelettrico prevalentemente in Piemonte e Lombardia data l’elevata concentrazione di canali irrigui regimati e salti su corsi d’acqua di piccole e medie dimensioni non ancora utilizzati, grazie anche alle recenti tecnologie in grado di sfruttarne le caratteristiche senza al contempo compromettere l’efficienza del sistema.

Investimenti e costi ridotti. Data la dimensione delle centrali idroelettriche impiegate, gli investimenti e i relativi costi di costruzione sono contenuti, così come i costi di gestione, grazie all’elevato grado di automatizzazione.

Punti di debolezza

Dipendenza da terzi per trasporto/distribuzione di energia elettrica. La realizzazione e l’esercizio di un impianto di produzione di energia necessita dell’allaccio alla rete di trasporto o di distribuzione dell’elettricità al fine di trasmettere l’energia prodotta alla clientela o al mercato. Il gruppo non è proprietario delle reti di trasporto o distribuzione dell’energia e pertanto lo sviluppo e l’esercizio dei propri progetti è subordinato alla connessione degli impianti alle reti di trasmissione operate da soggetti terzi.

Opportunità

Incentivi normativi. La normativa nazionale degli ultimi anni incentiva questa tipologia di impianti idroelettrici, per una durata di 20 anni, prevedendo tariffe omnicomprensive (incentivo + prezzo energia). Tali incentivi consentono la riduzione del rischio mercato agevolando la gestione economica.

Minacce

Mancato rilascio e/o rinnovo di permessi, autorizzazioni e concessioni amministrative. Lo sviluppo, la realizzazione e l’esercizio di impianti mini-idroelettrici sono soggetti a procedure amministrative. Tali richieste possono essere rigettate ovvero approvate con ritardi, anche significativi, rispetto alle tempistiche previste. Inoltre gli impianti idroelettrici sono operati in regime di concessione o subconcessione, che alla scadenza, qualora non esistano contrasti con prevalenti motivi di interesse pubblico, possono essere rinnovate. L’amministrazione concedente potrebbe tuttavia revocare, annullare, rigettare la domanda di nuovo affidamento o imporre, in sede di rinnovo, condizioni economiche più svantaggiose per il gruppo.

Mancato o ritardato pagamento da parte del GSE. Gli impianti del gruppo accedono alla tariffa incentivante omnicomprensiva, pertanto il prezzo dell’energia è corrisposto dal GSE. Sebbene i termini e l’entità del pagamento siano determinati dall’applicabile normativa e il GSE sia un creditore senza particolari rischi di insolvenza, non si può escludere che esso possa ritardare i termini di pagamento oppure, in ipotesi di estrema gravità, non effettuarli.

Analisi Tecnica

Andamento altalenante in Borsa per Frendy Energy, le cui quotazioni presentano un movimento oscillatorio che ha come baricentro 0,39 euro. La discesa consolidata al di sotto di tale area, osservabile nel settembre del 2018, ha determinato l’avvio di una fase neutro-negativa che ha portato i prezzi a testare il minimo a 0,31 euro.

Il successivo movimento di pull-back ha riportato le quotazioni al test di 0,39 euro, senza riuscire però a mostrare un adeguato segnale di forza senza il necessario supporto dei volumi.

Tecnicamente il superamento dell’area indicata mostrerebbe quindi una ritrovata fiducia sulle prospettive del titolo facilitando un possibile allungo verso 0,42 euro mentre segnali negativi sarebbero da ricondurre al cedimento del minimo a 0,31 euro.

La prosecuzione all’interno dell’intervallo contrassegnato dai due livelli sopra indicati esprimerebbe il permanere delle quotazioni in un limbo di neutralità.

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