Accelerano le vendite sul titolo Telecom Italia che, intorno alle ore 13:00, scambia a 0,53 euro in ribasso del 5,2%. Il tutto con ampi volumi degli scambi. Finora sono passati di mano 125,6 milioni di pezzi cifra superiore alla media di 123 milioni di azioni al giorno negli ultimi tre mesi.
Il crollo odierno delle quotazioni del titolo non risulta supportato da una chiara motivazione che possa giustificare tale andamento.
Negli ultimi giorni è salita la tensione tra Vivendi ed Elliott, in vista dell’assemblea del 29 marzo, in cui i soci saranno chiamati ad approvare il bilancio 2018 e a votare in merito alla proposta di Vivendi di sostituire cinque consiglieri nominati da Elliott.
Secondo quanto riportato da Bloomberg News in mattinata, il proxy adivsor Iss avrebbe invitato gli azionisti di Telecom Italia a votare contro la proposta di Vivendi. Iss ha inoltre sottolineato che la performance operativa della società sembra essere ragionevole da quanto è stato eletto il nuovo consiglio, nonostante siano presenti dei ritardi sullo svolgimento del piano aziendale.
Separatamente, Elliott ha accolto favorevolmente la raccomandazione dell’advisor, ribadendo la propria opinione sui candidati di Vivendi, ritenuti inadeguati e privi di indipendenza. Ieri il fondo statunitense aveva pubblicato una nota in cui esortava gli azionisti a scegliere tra una soluzione di stabilità e il continuo recupero del valore dell’azienda o il ritorno alla cattiva gestione dei francesi.
Una risposta quella del fondo statunitense in scia alle recenti critiche mosse da Vivendi.
Le vendite sul titolo del colosso italiano – iniziate lo scorso giovedì – sembrano pertanto aver interrotto momentaneamente la rimonta iniziata dopo il 22 gennaio, quando le azioni Telecom Italia avevano toccato il proprio minimo storico a 0,446 euro, livello dal quale hanno recuperato il 16 per cento circa.
Nelle ultime settimane gli acquisti sul titolo – ricordiamo – erano stati sostenuti dal rafforzamento di Cassa Depositi e Prestiti nel capitale della società. L’istituto guidato da Fabrizio Palermo ha confermato la volontà di aumentare la propria quota nel colosso italiano delle telecomunicazioni, coerentemente con la missione istituzionale di Cdp a supporto delle infrastrutture strategiche nazionali e a sostegno del percorso di sviluppo e di creazione di valore in un settore di primario interesse per il Paese.
Secondo alcuni operatori Cdp, attualmente al 8,7%, potrebbe salire gradualmente fino al 10% entro il 20 marzo. La finanziaria pubblica sostiene le posizioni del fondo statunitense ma il suo ingresso avrebbe anche l’obiettivo di smussare le tensioni tra gli azionisti Elliott e Vivendi, dando maggiore stabilità alla governance. Sebbene al momento tale scenario risulti ancora lontano.
Ad oggi i tre azionisti rilevanti presentano le seguenti partecipazioni: Vivendi 23,9%, Elliott 9,2% e Cdp 8,7%.
Si segnala infine che sulla base delle raccomandazioni degli analisti raccolte da Bloomberg, sono presenti 29 giudizi, 15 positivi, di cui 8 neutrali e 6 negativi, con un target price medio a dodici mesi di 0,64 euro. Valutazione che incorpora un potenziale upside del 20% circa rispetto agli attuali corsi.