Equita Group ha archiviato il 2018 con ricavi pari a 59,8 milioni (+10,9% rispetto all’anno precedente), grazie al contributo positivo di quasi tutte le aree d’affari, mentre l’utile netto si è attestato a 11 milioni (in linea con il 2017).
“Nonostante il contesto di mercato sfidante, i risultati del 2018 evidenziano una performance positiva e dimostrano le forti capacità di Equita. Durante l’anno l’Area Mercati ha registrato quote di mercato in crescita nell’intermediazione per conto terzi di titoli azionari, obbligazionari e derivati”.
È con queste parole che Andrea Vismara, Ad di Equita Group, ha commentato i risultati del 2018.
“L’Investment Banking – continua Vismara – si è confermato anche nel 2018 come importante motore di crescita, consolidando ulteriormente la sua posizione di leader indipendente in Italia e ponendosi come partner di riferimento per le imprese e le istituzioni finanziarie. L’Alternative Asset Management, grazie al lancio di nuovi prodotti, è arrivata a gestire un miliardo nel corso del 2018”.
Il manager ha poi aggiunto: “Durante l’anno abbiamo investito molto, non solo nel completamento e nell’ottimizzazione della struttura del gruppo ma anche in iniziative che genereranno ricavi nel medio termine. Abbiamo inoltre investito nel rafforzamento del nostro brand e della nostra posizione sul mercato”.
Per quanto riguarda le operazioni straordinarie del 2018, Equita ha acquistato lo scorso maggio da Nexi il ramo d’azienda relativo alle attività di Brokerage & Primary Market e Market Making che ha contribuito positivamente nella voce Sales & Trading per il 2018.
Il margine di intermediazione nel 2018 è salito a 59,8 milioni (+11% a/a), grazie all’apporto di quasi tutte le aree di business. Si segnala che a perimetro costante l’incremento annuo sarebbe stato del 4 per cento.
Più nello specifico, l’investment banking ha generato 26,1 milioni di ricavi (+29,2% rispetto al 2017), grazie alle maggiori operazioni concluse nell’area M&A e advisory, equity capital markets e debt capital market, mentre l’Alternative Asset Management ha contribuito per 3,7 milioni (+15,6% a/a), supportato dal contributo positivo di tutte le aree sottostanti (private debt, private equity e portfolio management).
Il giro d’affari da Sales & Trading è aumentato a 21,4 milioni (+2,9% su base annua), grazie anche al consolidamento del ramo retail hub acquisito da Nexi lo scorso marzo che ha più che compensato gli impatti negativi dovuti all’introduzione della MiFID II e alla riduzione dei volumi totali di mercato dell’intermediazione in conto terzi di titoli azionari su Mta.
Al contrario, i ricavi dal Proprietary Trading sono scesi a 8,6 milioni (-11,3% a/a), per via della maggiore incertezza sui mercati. L’andamento ha risentito della performance del trading direzionale (-35% su base annua), il quale a sua volta è stato penalizzato dalle incertezze e dalle forti correzioni del mercato nella seconda metà dell’anno, poi in parte compensato dalle attività Client-Driven e Market Making su titoli obbligazionari (+18% rispetto al 2017).
I costi operativi sono cresciuti a 44,2 milioni (+14,8% a/a). Nel dettaglio, le spese del personale sono aumentate a 27,4 milioni (+3,8% a/a) per effetto del consolidamento delle nuove risorse inserite nel corso dell’anno, inclusi i 13 professionisti riconducibili alle attività del retail hub e del market making acquisite da Nexi. Le altre spese amministrative sono salite a 16,8 milioni (38,8% su base annua), includendo anche 1,6 milioni di spese per consulenza legate al passaggio sul segmento Star di Borsa Italiana.
Tali dinamiche hanno portato un utile netto di 11 milioni, un valore in linea con l’esercizio precedente. Si segnala che l’utile netto consolidato adjusted, che esclude le voci non ricorrenti e al netto del relativo effetto fiscale, risulterebbe pari a 12 milioni (+7% rispetto al 2017).
Dal lato patrimoniale, a fine dicembre il patrimonio netto si fissa a 80,1 milioni (79 milioni al 31 dicembre 2017). Si ricorda che lo scorso maggio sono stati distribuiti dividendi per circa 10 milioni.
Sul fronte della solidità patrimoniale, il Total Capital ratio al 31 dicembre 2018 è pari al 28,7% (29,8% a fine 2017). La differenza è da imputarsi principalmente ai maggiori investimenti in società finanziarie.