Autogrill nel 2018 ha realizzato ricavi consolidati per 4,7 miliardi, in aumento del 2,2% a cambi correnti (+5,0% a cambi costanti) rispetto ai 4,6 miliardi del 2017 con una performance like-for-like in crescita del +3,5%, trainata dal canale aeroportuale.
Nel dettaglio, quest’ultimo ha visto ricavi in crescita del 3,1% (+7,2% a cambi costanti), con il contributo di tutte le regioni, grazie alla crescita like-for-like dl 5,6%, al positivo contributo netto fra aperture e chiusure, in particolare nella divisione International, e all’ampliamento del perimetro a seguito dell’acquisizione di Avila.
Nel canale autostradale i ricavi sono stati in diminuzione del 2,5% (-1,3% a cambi costanti) per via della riduzione di perimetro,dovuta alla politica di rinnovi selettivi sulla rete italiana e dell’andamento del traffico in tutte le regioni, con una crescita, like-for-like dello 0,1%.
Negli altri canali il fatturato è risultato in crescita del 19,3% (+20% a cambi costanti) in seguito alle aperture di punti vendita in alcuni outlet in Europa e all’acquisizione di LeCroBag. La crescita like-for-like è stata del 4,3%.
Infine, l’effetto cambio ha avuto un impatto negativo per 125 milioni, riconducibile principalmente alla svalutazione del dollaro statunitense verso l’euro.
Da un punto di vista geografico, in Nord America (+4,2% da usd 2,7 miliardi a usd 2,8 miliardi) la crescita del canale aeroportuale ha più che compensato la debolezza del traffico autostradale, l’area International (+14,1% a 584,6 milioni) ha beneficiato dell’aumento del traffico aeroportuale, mentre in Europa (+2,1% a 1,7 miliardi) il progresso è stato trainato dalla crescita nei canali aeroportuale e ferroviario, parzialmente compensata da un avanzamento più contenuto del traffico autostradale.
Proseguendo l’analisi del conto economico, l’Ebitda del 2018 è stato pari a 386,9 milioni (8,2% dei ricavi) in calo del 3,0% rispetto ai 398,9 milioni del 2017 (8,7% del fatturato).
Nel dettaglio, in Nord America l’Ebitda è stato di usd 308,9 milioni, in crescita dell’1,7% rispetto agli 303,6 milioni del 2017, in Europa è stato di 89,5 milioni, in calo del 17,3% rispetto agli 108,7 milioni registrati nel 2017 subendo, in particolare, l’impatto di costi per 24,3 milioni relativi al “patto intergenerazionale” in Italia, di altri progetti di efficientamento e di altre voci (incluse le spese per le acquisizioni), mentre l’area International ha registrato un Ebitda pari a 60,0 milioni, in crescita del 7,4% (+3,7% a cambi correnti), rispetto agli 57,8 milioni del 2017
Maggiore è stata la flessione dell’Ebit, in diminuzione del 19,0% dai 185,2 milioni del 2017 (4,0% dei ricavi) ai 150 milioni dell’esercizio appena concluso (3,2% del fatturato).
Gli oneri finanziari netti sono aumentati dai 27,3 milioni nel 2017 ai 29,1 milioni del 2017 per l’impatto delle differenze di cambio, mentre il costo medio del debito è sceso dal 3,8% del 2017 al 3,4% del 2018. Il risultato delle partecipazioni, positivo per 0,8 milioni nel 2017 è stato pari a zero nel 2018.
Pertanto, dopo imposte per 34,5 milioni (45,7 milioni nel 2017), l’utile netto è stato di 68,7 milioni (1,5% dei ricavi) in decremento del 28,6% rispetto ai 96,2 milioni del 2017 (2,1% del fatturato).
Da un punto di vista gestionale l’Ebitda underlyng risulta pari a 416,7 milioni in calo dello 0,5% rispetto ai 418,8 milioni del 2017 ma superiore del 2,2% rispetto ai 407,8 milioni previsti dal consensus. L’Ebitda margin underlyng passa dal 9,1% del 2017 all’8,9% dell’esercizio scorso.
I dati underlying escludono i costi per i piani di incentivazione azionaria, i costi sostenuti per acquisizioni, nel caso in cui si concludano positivamente, e i costi legati al “patto intergenerazionale” e altre iniziative di efficientamento in Italia.
Analogamente l’Ebit underlyng del 2018 si attesta a 179,8 milioni in calo del 12,3% rispetto ai 205,0 milioni del 2017 e sostanzialmente in linea con i 179,6 milioni previsti dal consensus. Anche in questo caso la marginalità scende dal 4,5% al 3,8% dei ricavi.
Infine, l’utile underlying dell’esercizio è di 101,6 milioni in diminuzione del 5,0% rispetto ai 106,9 milioni del 2017, con un net margin underlying che passa dal 2,3% al 2,2%.
Da un punto di vista patrimoniale l’equity passa dai 695 milioni del 31 dicembre 2017 ai 741 milioni del 31 dicembre 2018.
La posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2018 era pari a pari a 671,1 milioni, in aumento rispetto ai 544,0 milioni al 31 dicembre 2017 per via di investimenti pe 299 milioni, esborsi di 76,3 milioni per le acquisizioni di LeCroBag e Avila, nonché il pagamento di dividendi per 55,8 milioni solo parzialmente coperti da 323,7 milioni di flussi di cassa operativi.
Il dato sull’indebitamento finanziario netto risulta superiore di 41,6 rispetto al consensus che si aspettava una pfn di -629,5 milioni.
A fine 2018 il portafoglio contratti ammonta complessivamente a €36 miliardi, con una durata media di 7,1 anni, grazie a nuovi contratti vinti: circa 2,2 miliardi e rinnovi di circa 1,8 miliardi.
Secondo il management l’avvio del 2019 è risultato in linea con le previsioni, con una crescita del fatturato in Nord America e International e ricavi stabili in Europa.
Il Consiglio di Amministrazione proporrà all’Assemblea degli Azionisti la distribuzione di dividendi per un totale di 50,9 milioni, pari a euro 0,20 per azione (al lordo delle applicabili ritenute di legge). Lo stacco cedola avverrà il 24 giugno 2019, con record date 25 giugno e pagamento a partire dal 26 giugno.