Comparto bancario sotto pressione a Piazza Affari. Intorno alle 10:30 il Ftse Italia Banche segna un ribasso del 2,4 per cento.
Tra le motivazioni, ci potrebbero essere preoccupazioni legate al rallentamento della crescita globale, in primis quelle legate al raggiungimento di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, con le ultime dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che segnalano un possibile mantenimento dei dazi anche in caso di accordo, e i possibili sviluppi della Brexit con le incertezze sui tempi di estensione del periodo delle trattative.
Non bisogna poi dimenticare la frenata dell’economia italiana, con tutte le principali istituzioni e operatori di settore che hanno rivisto nettamente al ribasso le previsioni di crescita per l’anno in corso. Nonché la visita del presidente cinese Xi Jinping per gli accordi della Via della Seta non visti di buon occhio dai partner occidentali.
Anche l’andamento della manifattura tedesca e di quella dell’Eurozona, ai minimi da sei anni secondo le ultime rilevazioni, non hanno aiutato.
In questo contesto, lo spread Btp-Bund è leggermente risalito in area 245 pb (fonte Mts Markets).
Inoltre, specificatamente per quanto riguarda il comparto bancario tricolore, potrebbe avere influito l’avvio della copertura di Credit Suisse che ha manifestato un approccio di cautela da parte sulle due più grandi banche italiane.
La banca svizzera, secondo quanto riportato da Bloomberg, ha avviato la copertura su Intesa Sanpaolo con una raccomandazione ‘underperform’ e target price a 1,8 euro e su UniCredit con un giudizio ‘neutral’ e prezzo obiettivo a 13,3 euro.
Sempre secondo quanto si apprende dalla stampa, Credit Suisse fa presente come il mercato non tenga conto abbastanza delle difficoltà che le banche potrebbero trovare sul fronte del margine di interesse, considerando anche che almeno fino a fine anno non ci sarà nessun rialzo dei tassi, e delle problematiche legate alla qualità degli attivi.
Sul settore potrebbero pesare anche delle prese di profitto, considerando che, dopo il ribasso tra il 6 e l’8 marzo seguito alle dichiarazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, sul rallentamento dell’economia dell’Eurozona maggiore delle attese, che ha portato la banca centrale a varare un nuovo programma di Tltro a partire dal prossimo settembre, l’indice di settore ha messo in atto una decisa fase di recupero fino allo scorso 19 marzo, favorito anche da elementi come la conferma del giudizio di Moody’s sull’Italia e il probabile rinnovo delle Gacs per altri tre anni, prima di ripiegare.
In rosso tutti i titoli del Ftse Mib, con Intesa Sanpaolo (-2,5% a 2,16 euro), UniCredit (-2,4% a 11,63 euro), Ubi (-2,3% a 2,38 euro), Banco Bpm (-2,6% a 1,92 euro), Bper (-1,3% a 3,65 euro) e, in misura minore, Mediobanca (-0,3% a 8,99 euro).
Stesso copione sul Mid Cap, con Credem (-1,6% a 5,02 euro), Creval (-0,9% a 0,07 euro), Popolare Sondrio (-1,5% a 2,47 euro) e Mps (-1,8% a 1,28 euro).