Alla fine non è stata presentata nessuna lista di minoranza da parte di Assogestioni in vista dell’assemblea del 12 aprile chiamata ad eleggere il nuovo cda, il primo con l’introduzione del sistema monistico.
Nei giorni scorsi la banca aveva comunicato di avere prorogato il termine per il deposito delle liste dal 18 al 21 marzo, riducendo il quorum per la presentazione della lista dall’1% allo 0,5 per cento.
Secondo quanto riporta la stampa, il tutto avrebbe dovuto consentire ai fondi di trovare le quote necessarie per presentare una lista.
Invece, tutto questo non è stato sufficiente, dato che, sempre secondo quanto si apprende dalla stampa, nei portafogli dei fondi associati ad Assogestioni non sarebbero state presenti quote sufficienti per superare il quorum necessario. Un andamento particolare se si considera la presenza diffusa di investitori istituzionali nel capitale della banca.
Un cambiamento enorme rispetto all’assemblea tenutasi ad aprile 2016, la prima dopo la trasformazione in spa, quando la lista di minoranza appoggiata dai fondi riuscì ad ottenere il 51,1% dei voti dopo essersi presentati con il 25% del capitale, a fronte del 48,8% di preferenze registrato dalla lista del patto formato da il Sindacato Azionisti Ubi Banca, il Patto dei Mille e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che raggruppava circa il 23% del capitale.
Proprio questi ultimi hanno depositato l’unica lista in vista dell’assise facendo seguito all’accordo stipulato il 18 dicembre 2018 e che candita Victor Massiah nel ruolo di consigliere delegato e Letizia Moratti alla presidenza.
Intorno alle 10:15 a Piazza Affari il titolo guadagna lo 0,3% a 2,33 euro, mentre l’indice di settore sale dello 0,1 per cento.