Ancora incertezza sul destino della proposta di legge sull’acqua pubblica, presentata dalla pentastellata Federica Daga.
Venerdì scorso, 22 marzo, infatti il presidente della Camera, Roberto Fico, ha annunciato il rinvio in Aula della discussione della legge Daga in quanto non è arrivata la relazione tecnica non vincolante da parte del Ministero del Tesoro sui costi della legge stessa.
La proposta di legge è stata inviata al Ministero senza includere alcun emendamento presentato dalla Lega.
Si ricorda che la proposta di legge del Movimento 5 Stelle prevede l’affidamento del sistema idrico integrato esclusivamente a enti di diritto pubblico, con la pubblicizzazione di tutte le concessioni entro il 2020. Un aspetto cardine è rappresentato dal finanziamento degli investimenti, che dovrebbe essere coperto dalla fiscalità generale.
Secondo alcuni studi, i costi di cui lo Stato dovrebbe farsi carico ammonterebbero a circa 15 miliardi una tantum (circa 10 miliardi per il rimborso dei finanziamenti accesi dai gestori e 4-5 miliardi per l’indennizzo ai gestori estromessi), cui vanno aggiunti ulteriori 6-7 miliardi di costi aggiuntivi annuali (2 miliardi per garantire il minimo vitale gratuito per tutti e 5 miliardi per investimenti in sostituzione della copertura tariffaria).
Si segnala che le società più esposte sono Acea, il cui business idrico rappresenta il 40% dell’Ebitda, a cui seguono Hera e Iren con un’esposizione rispettivamente del 25% e del 22 per cento. Per A2A, la water distribution rappresenta circa il 7% dell’Ebitda.