Il prezzo del petrolio conferma anche nell’ultima seduta del primo trimestre del 2019 la fase rialzista avviata fin da inizio anno, che lo porta a mettere a segno il miglior trimestre degli ultimi dieci anni con un progresso year-to-date di oltre il 30 per cento.
Intorno alle 15:30, il Wti scambia in rialzo dell’1,2% a 60 $/bl mentre il Brent quota a 68,3 $/bl con un progresso dello 0,7 per cento.
La corsa di questi primi tre mesi dell’anno è stata trainata dai tagli alla produzione avviati dall’Opec+, ai quali si sono affiancati le riduzioni dell’output di Iran per effetto delle sanzioni e Venezuela in scia all’aggravarsi della crisi politica ed economica del paese.
Il rally del greggio ha portato nuovamente il presidente americano Trump a criticare, l’ultima volta ieri, l’operato dell’organizzazione chiedendo l’aumento della produzione al fine di tenere basso il prezzo del petrolio.
Le pressioni americane, a differenza di quanto successo lo scorso anno, non sembrano al momento incidere sull’operato dell’Opec e dei suoi alleati, che valuteranno a maggio se proseguire nei tagli anche nella seconda parte dell’anno.
Il focus sull’offerta è riuscito a mettere in secondo piano le incertezze sul lato della domanda, legate ai timori di un rallentamento della crescita globale.