Mittel ha archiviato il 2018 con un utile netto di 1,3 milioni, a fronte dei 16,9 milioni del periodo di confronto, che però aveva beneficiato di alcune componenti one-off. I ricavi sono aumentati a 117,7 milioni (72,5 milioni nel 2017), grazie al consolidamento dei risultati generati dalle partecipazioni di maggioranza acquisite.
Il 2018 per Mittel ha rappresentato il completamento della prima fase di riorganizzazione, caratterizzata da un percorso di trasformazione in holding di partecipazioni industriali intrapreso nel 2016.
Tale processo ha portato ad una significativa riduzione dei costi di holding, ad un consistente recupero di risorse finanziarie da asset non core e, a partire dal 2017, al deciso avvio della fase di sviluppo di nuovi investimenti.
Ad esito di ciò, Mittel ha acquisito sempre più l’identità strategica di holding di partecipazioni industriali ed i margini di redditività hanno iniziato a beneficiare del consolidamento delle partecipazioni di maggioranza acquisite.
Passando ai conti, si premette che, per effetto del cambio della data di chiusura dell’esercizio sociale nel 2017, i dati dell’anno scorso si riferiscono ad un periodo di 15 mesi (1° ottobre 2016-31 dicembre 2017). I valori esposti al 31 dicembre 2018, pertanto, riferendosi ad un esercizio della normale durata di 12 mesi, comprendono saldi non pienamente comparabili con l’anno precedente.
Il gruppo Mittel ha chiuso il 2018 con un utile netto di 1,3 milioni, che si confronta con i 16,9 milioni del 2017, su cui però avevano impattato soprattutto la componente positiva one-off legata alla cessione della quota di minoranza posseduta in Livanova, colosso medicale quotato sul Nasdaq.
I ricavi sono saliti a 117,7 milioni (72,5 milioni nel 2017), grazie all’inclusione nel perimetro di consolidamento delle acquisizioni di maggioranza perfezionate. Alla voce hanno contribuito principalmente il settore automotive (IMC e Balder) per 42,1 milioni, il settore sanitario-assistenziale (gruppo Zaffiro e controllate) per 29,9 milioni, il design (Ceramica Cielo) per 26,3 milioni, il real estate per 13,6 milioni e altri proventi per 3,7 milioni.
L’allargamento del perimetro ha implicato anche un incremento dei costi operativi, cresciuti a 96 milioni (67,3 milioni nel 2017). Gli oneri si suddividono in costi per acquisti, servizi e diversi per 65,3 milioni (42,8 milioni nell’anno precedente) e costi del personale per 30,7 milioni (24,5 milioni nel periodo di confronto).
Tali dinamiche hanno portato ad un Ebitda di 11,4 milioni (deficit di 5,6 milioni nel 2017), mentre l’Ebit si è attestato a 2,3 milioni (25,4 milioni nell’anno precedente, influenzato però per gran parte dalla suddetta cessione di Livanova).
Il risultato ha beneficiato di un provento positivo di 8,5 milioni legato alla risoluzione di un contenzioso fiscale, in parte compensato da 4,7 milioni di rettifiche di valore di attività finanziarie e crediti.
AL 31 dicembre 2018 l’indebitamento finanziario evidenzia un significativo miglioramento, scendendo a 29,5 milioni dai 101,1 milioni di fine 2017, mentre il patrimonio netto di gruppo ammonta a 221,1 milioni (223,9 milioni a fine 2017).
Nella nota emessa, la merchant bank milanese sottolinea che nel 2019 “sta focalizzando sull’accelerazione del processo di trasformazione in holding di partecipazioni industriali attraverso la ricerca di nuove piattaforme di investimento, l’intensificazione del processo di recupero di risorse finanziarie da pregresse iniziative immobiliari e crediti finanziari, nonché sulla semplificazione della struttura societaria con significativa riduzione di costi”.