Dopo un lungo periodo di rumor e smentite su un possibile progetto di fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank per creare un campione nazionale tedesco del settore del credito, in grado anche di puntellare le loro debolezze, i due istituti hanno scoperto le carte.
Lo scorso 17 marzo Deutsche Bank e Commerzbank hanno confermato l’inizio dell’avvio di una discussione formale per valutare l’operazione.
Trattative, il cui esito è tutt’altro che certo visto che l’operazione ha dei sostenitori, tra i quali il governo tedesco, ma anche numerosi critici che non sono convinti della bontà dell’iniziativa. Sia per i costi dal punto di vista occupazionale che l’aggregazione comporterebbe, sia perché non tutti cono convinti che dal punto di vista strategico la fusione possa dare gli effetti sperati.
Oggi il progetto dovrà passare un primo vaglio formale da parte del cda di Commerzbank che potrebbe fermare i colloqui.
L’eventuale operazione ha effetti che impattano inevitabilmente sui mercati finanziari e sulla politica e coinvolge gli azionisti delle banche, regolatori e contribuenti tedeschi. Premettendo che non si conoscono i dettagli di come dovrebbe essere strutturata l’operazione, Market Insight ha provato ad aggregare i dati di conto economico e patrimoniali per capire come si posizionerebbe la banca all’interno del settore bancario europeo e quali sarebbero i punti di forza e debolezza del nuovo colosso.
Il business delle due banche
Commerzbank svolge principalmente attività tipiche di una banca tradizionale fornendo credito e servizi finanziari a una clientela variegata, focalizzata soprattutto sulle piccole e medie imprese tedesche e sui clienti corporate. Le due principali aree in cui opera sono infatti “Private and small business customers” e “Corporate clients” che hanno contribuito a circa il 96% del totale dei ricavi dell’esercizio 2018. In particolare, la prima ha generato 4,8 miliardi, mentre la seconda 3,5 miliardi.
Deutsche Bank, che è grande più del doppio della rivale, è invece una banca con attività maggiormente diversificate ed è più focalizzata sulle attività tipiche della banca d’investimento, area nella quale nel 2018 ha generato 13 miliardi di ricavi, pari a circa la metà del totale. Gli altri due segmenti in cui opera sono il private e commercial banking, che ha un giro di affari di 10 miliardi nel 2018, e l’asset management, con ricavi per 2,2 miliardi.
L’area del corporate e investment banking (Cib) di Deutsche Bank, un tempo fiore all’occhiello dell’istituto, è divenuta, per via di una gestione aggressiva del passato, un settore la cui strategia è sotto osservazione. Secondo quanto riportato da fonti di stampa, Commerzbank avrebbe chiesto più chiarimenti riguardo le misure che la banca intende adottare data la difficoltà mostrata negli ultimi esercizi in questo comparto che ha visto i propri ricavi diminuire dai 16,8 miliardi del 2016 ai 13 miliardi dell’esercizio 2018 (-22,1%).
Senza considerare anche le difficoltà di valutazione dall’esterno del rilevante portafoglio derivati dell’istituto.
Nell’ultimo trimestre 2018 Deutsche Bank ha annunciato l’intenzione di focalizzarsi maggiormente su quelle attività che generano ricavi e utili più stabili, quali transaction banking, capital markets, financing and treasury solutions.
Commento conto economico
Nel seguente prospetto sono esposti i ricavi e costi delle due banche nel 2018 prese singolarmente e in aggregato, senza considerare gli eventuali benefici in termini di ricavi, taglio dei costi e sinergie derivanti dall’unione delle due realtà.
Dalla tabella si può vedere che l’aggregato porterebbe a un colosso da 33,9 miliardi di ricavi l’anno e costi per 30 miliardi, una crescita che confermerebbe la posizione di Deutsche Bank tra le maggiori banche d’Europa.
L’istituto di nuova creazione partirebbe con un cost/income ancora troppo alto, attorno all’88,5%. Un livello sul quale chi sostiene il merger pensa si possa incidere con notevoli tagli. La riuscita della fusione passerà quindi dalla capacità della nuova entità di ridurre i costi di gestione, dai risparmi generati dalla condivisione delle tecnologie informatiche e soprattutto dalle minori spese che si otterrebbero grazie alla riduzione del personale.
Un tema che ha già sollevato le proteste dei sindacati. Il ridimensionamento del personale è infatti una delle questioni più ostiche da affrontare. Attualmente i dipendenti totali delle due banche sono 140 mila, 91mila Deutsche Bank e 49mila Commerzbank.
Le stime riportate dagli analisti e giornali parlano di un taglio del personale tra le 20mila e i 30mila unità. Un numero molto elevato che sta facendo discutere le parti coinvolte. Inoltre la maggior parte degli esuberi sarebbe in Germania.
Il posizionamento rispetto ai competitor europei
L’idea di fondo è di creare un grande player nell’industria bancaria europea per poter competere con le banche francesi e per “affrontare” le grandi banche d’investimento americane che si teme possano trovarsi un strada spianata per la conquista del mercato in Europa.
Gli assets della nuova banca ammonterebbero a 1,8 triliardi, ponendo la nuova realtà nella classifica europea dal punto di vista patrimoniale solo alle spalle della francese BnpParibas (2 triliardi). Attualmente, DeutscheBank stand alone conta assets per 1,3 triliardi, a pari merito con Société Générale e dietro Banco Santander (1,5 triliardi) e Crédit Agricole (1,6 triliardi).
Interessante è anche notare l’attuale posizione dei due istituti tedeschi all’interno del contesto di mercato in termini di ricavi totali e efficienza. Dalle tabelle seguenti si può notare come la fusione non migliorerebbe molto il posizionamento dell’istituto nella classifica per ricavi, stando ai dati 2018. La nuova realtà occuperebbe nella classifica una posizione in più rispetto a quella attualmente detenuta da Deutsche Bank, superando Barclays e rimanendo alle spalle di Banco Santander e dei tre principali istituti francesi.
Non brillante l’attuale situazione di Deutsche Bank e Commerzbank in termini di efficiency ratio, ossia la misura che rapporta i costi sostenuti nell’esercizio e i ricavi. Le banche tedesche sono le due peggiori del settore. Questo valore è stato più volte sottolineato dagli operatori di mercato poiché riflette perfettamente l’attuale situazione dei due istituti, ossia due banche che non riescono a generare ricavi sufficienti da coprire gli elevati costi.
Conclusioni
La fusione tra i due maggiori istituti tedeschi, fortemente voluta dal governo, creerebbe un campione nazionale che potrebbe essere in grado di competere con le maggiori banche d’investimento americane e creerebbe una delle banche leader in Europa. Il nuovo ente dovrebbe focalizzarsi maggiormente su attività con ricavi e utili più stabili riducendo i trading ad elevata leva finanziaria, strategia comunque in linea da quella già intrapresa da Deutsche Bank nell’ultimo semestre.
Il governo tedesco non intende perdere ulteriori commissioni a favore delle banche d’investimento americane che negli ultimi anni hanno guadagnato terreno posizionandosi sopra a Deutsche Bank nelle classifiche delle maggiori banche d’investimento in Europa. L’istituto si focalizzerebbe quindi anche sulle attività di advisory sulle operazioni straordinarie e market orgination per sostenere le aziende tedesche ed europee a livello globale.
La buona riuscita dell’operazione passa inevitabilmente dalla riduzione dei costi, questione che come abbiamo già visto presenta non poche problematiche perché eventuali tagli del personale, delle dimensioni necessarie a incidere sull’efficienza delle due banche, rappresentano un problema sindacale e addirittura politico per la Germania. A tali costi si aggiungerebbero anche i costi per rimettere a posto e unificare i sistemi IT, che sono attualmente obsoleti e diversi tra loro.
Ma la sfida risiede specialmente nella capacità di creare una banca solida, con un business forte e capace di generare ricavi nel lungo termine, così come sottolineato da Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza Bce.
Secondo le stime degli analisti nel complesso per finanziare l’operazione servirebbero di circa 15 miliardi, che dovrebbero essere apportati tramite un aumento di capitale che dovrebbe essere apportato per maggior dagli investitori di Deutsche Bank, fattore che non sarà apprezzato dato che i soci dell’istituto hanno già supportato numerosi aumenti di capitale andati in fumo.
Parte delle risorse potrebbero venire anche dai contribuenti tedeschi dato che il governo di Berlino detiene il 15,6% di Commerzbank.