Banche (+1,6%) – Sugli scudi UniCredit (+3,2%)

Il Ftse Italia Banche chiude con un guadagno dell’1,6% e in linea all’analogo europeo (+1,1%), supportando anche il Ftse Mib (+0,1%).

Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, le cui stime sono state tagliate ulteriormente dal Fmi (dal +3,5% al +3,3%), in attesa che Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale. I segnali sembrano positivi. Nel frattempo, gli stessi Usa sono in trattativa con l’Unione Europea sempre sul fronte commerciale.

Ulteriore incertezza è generata dal fronte della Brexit, anche se sembra un ridursi dopo che il Consiglio UE ha concesso un rinvio flessibile dell’uscita del Regno Unito fino al prossimo 31 ottobre. In questo lasso di tempo il premier inglese, Theresa May, dovrà fare in modo che il parlamento britannico approvi l’accordo.

Per quanto riguarda l’Italia, nella bozza Def approvata martedì in consiglio dei Ministri il Governo ha rivisto le stime di crescita per il 2019 allo 0,2% dall’1% attuale, con il rapporto deficit/Pil che salirebbe al 2,4% dal 2,04 per cento.

“Il Def sottolinea che l’elevato livello dello spread sui titoli di Stato inciderà negativamente e in misura crescente sulla dinamica del prodotto negli anni successivi al 2019. È un’osservazione in linea con le nostre valutazioni”, ha affermato Eugenio Gaiotti, capo economista del Dipartimento Economia e Statistica di Banca d’Italia.

Sul comparto bancario, nonostante lo spread Btp-Bund sia risalito in area 260 pb (fonte Mts Markets), sono continuati gli acquisti. Il settore ha proseguito sulla falsariga della seduta di ieri e di venerdì, quando il settore aveva accelerato in scia alla diffusione dei risultati record del primo trimestre di JP Morgan.

Nel frattempo, secondo gli ultimi rumor di stampa, alcuni membri del Consiglio Direttivo della Bce sarebbero perplessi in merito a possibili misure per alleggerire gli impatti sui bilanci delle banche dei tassi negativi prolungati.

Denaro su tutti i titoli del Ftse Mib, con UniCredit (+3,2%) in spolvero dopo che la banca ha fatto sapere che gli impatti legati alla sanzione da 1,3 miliardi di dollari per cui ha trovato l’accordo con le autorità americane sono già più che assorbiti in bilancio.

Bene Ubi (+1,6%), con il Ceo Victor Massiah che ha aperto a possibili M&A, Bper (+1,7%), al centro di rumor sul consolidamento bancario, Banco Bpm (+0,8%), il cui Ad Giuseppe Castagna ha parlato di M&A, Intesa Sanpaolo (+0,9%), che si è chiamata fuori dal consolidamento bancario nazionale e internazionale.

Sul Mid Cap ok Credem (+16%), Creval (+0,8%), che ha ricevuto l’upgrade del rating da parte di Moody’s, e Popolare Sondrio (+0,5%), con il Governo che potrebbe prorogare a fine 2020 il termine per la trasformazione in spa.

Prosegue la corsa di Mps (+1,3%), dopo che l’Ad Marco Morelli in assemblea ha fatto riferimento a possibili scenari di aggregazione. Lo stesso manager ha fatto anche presente che nel 2019 peserà il rallentamento dell’economia.

Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, in attesa di capire le mosse di BlackRock in vista della scadenza di metà maggio prorogata dalla Bce per la presentazione delle offerte vincolanti. Altro calo contenuto per Banca Finnat (-0,3%), che ha confermato i target al 2020.