Banche (+0,9%) – In gran spolvero Ubi (+3,7%)

Il Ftse Italia Banche chiude con un guadagno dello 0,9% e in linea all’analogo europeo (+0,9%), sostenendo anche il Ftse Mib (+0,4%).

Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, le cui stime sono state tagliate ulteriormente dal Fmi (dal +3,5% al +3,3%), in attesa che Stati Uniti e Cina possano effettivamente arrivare ad un accordo sulla questione commerciale. I segnali sembrano positivi. Nel frattempo, gli stessi Usa sono in trattativa con l’Unione Europea sempre sul fronte commerciale.

Ulteriore incertezza è generata dal fronte della Brexit, anche se sembra un ridursi dopo che il Consiglio UE ha concesso un rinvio flessibile dell’uscita del Regno Unito fino al prossimo 31 ottobre. In questo lasso di tempo il premier inglese, Theresa May, dovrà fare in modo che il parlamento britannico approvi l’accordo.

Per quanto riguarda l’Italia, nella bozza Def approvata martedì in consiglio dei Ministri il Governo ha rivisto le stime di crescita per il 2019 allo 0,2% dall’1%, con il rapporto deficit/Pil che salirebbe al 2,4% dal 2,04 per cento.

“I dati macroeconomici di gennaio e febbraio sono incoraggianti e lasciano ritenere che l’obiettivo di crescita fissato dal governo a +0,2% nel 2019 sia equilibrato. La previsione sconta una lieve ripresa nella prima metà dell’anno seguita da incrementi più significativi nel secondo semestre”, ha affermato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

“Il livello dei rendimenti sui titoli di Stato è ancora troppo alto alla luce dei fondamentali della nostra economia, nonostante il miglioramento della fiducia dei mercati in seguito all’intesa con le autorità europee. Ci auguriamo di rivedere al ribasso la spesa per interessi”, ha aggiunto l’inquilino del Tesoro.

Il comparto bancario, nonostante lo spread Btp-Bund rimasto stabile in area 260 pb (fonte Mts Markets), ha continuato il trend favorevole. Il settore ha proseguito sulla falsariga degli ultimi giorni, con gli acquisti innescati dai risultati record del primo trimestre di JP Morgan.

Inoltre, ha beneficiato anche della notizia che il Parlamento Europeo ha approvato un pacchetto di misure che riducono i requisiti patrimoniali e sterilizzano gli effetti sui bilanci delle cessione massive di crediti deteriorati.

Denaro su tutti i titoli del Ftse Mib, con Ubi (+3,7%) sugli scudi, il cui Ceo Victor Massiah (appena riconfermato) che ha aperto a possibili M&A. Bene Bper (+2,7%), il cui Ad Alessandro Vandelli ha parlato di possibili operazioni. Vivace Banco Bpm (+1,2%), con la banca che accelera ulteriormente nel de-risking con la cessione di 650 milioni di Npl leasing.

Sul Mid Cap ok Credem (+1%), Creval (+1,7%), che ha ricevuto l’upgrade del rating da parte di Moody’s e, soprattutto, Popolare Sondrio (+2,3%), con il Governo che potrebbe prorogare a fine 2020 il termine per la trasformazione in spa.

Prosegue la corsa di Mps (+0,6%), dopo che l’Ad Marco Morelli in assemblea ha fatto riferimento a possibili scenari di aggregazione. L’Ad di Unipol, Carlo Cimbri, vede difficile un’aggregazione con Bper.

Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, in attesa di capire le mosse di BlackRock in vista della scadenza di metà maggio prorogata dalla Bce per la presentazione delle offerte vincolanti, mentre è sempre più concreta la conversione del bond da parte dello Schema Volontario del Fitd. Ancora vendite su Banca Finnat (-2%), che ha confermato i target al 2020.