Fineco Bank – Solida performance nel 1Q 2019

Fineco ha archiviato il primo trimestre 2019 con una buona performance delle commissioni nette, cresciute a 77,4 milioni (+8,3% rispetto al periodo di confronto). Positivo anche l’apporto del margine di interesse (+2,1% su base annua a 70,4 milioni). Dinamiche che hanno determinato un margine di intermediazione pari a 157,7 milioni (+1,5% rispetto al primo trimestre 2018). Il periodo si è chiuso con un utile netto di 62,3 milioni (+5,6% a/a).

“I risultati molto positivi conseguiti nel primo trimestre confermano la qualità di un modello di business in grado di affrontare tutte le fasi di mercato e di creare valore per gli azionisti nel lungo termine grazie a una strategia di crescita sana, solida e sostenibile”.

È con queste parole che Alessandro Foti, Ad di Fineco, ha commentato conti del primo trimestre 2019.

“Un modello in grado di generare trimestre su trimestre un flusso di ricavi ben diversificato e una crescita costante di nuovi clienti, attratti dalla qualità dei servizi e della nostra customer experience, senza il ricorso a campagne commerciali di breve periodo”, ha aggiunto il manager.

Le commissioni nette, nei primi tre mesi del 2019, sono salite a 77,4 milioni (+8,3% a/a), principalmente grazie al contributo dell’area investing (+15,2% su base annua), che include i servizi di collocamento e distribuzione di fondi.

Le commissioni di gestione sono cresciute del 13,7% a/a, grazie alle masse gestite aumentate a 36 miliardi (74,1 miliardi le totali; incidenza dei Guided Products and Services salita al 68%), e al contributo di Fineco Asset Management (FAM), l’asset management company irlandese operativa da luglio 2018.

Positivo l’apporto del margine di interesse (+2,1% a 70,4 milioni rispetto al primo trimestre 2018), sostenuto dall’aumento della liquidità transazionale e dalla maggiore incidenza dell’attività di lending.

I profitti da trading sono scesi a 9,8 milioni (-32,6% a/a), a causa di vari fattori, tra cui la minore volatilità dei mercati, la contrazione degli utili legati all’attività di internalizzazione di titoli e contratti derivati Cfd, e dalle differenze di cambio delle attività e passività in valuta.

Il margine di intermediazione si è così fissato a 157,7 milioni (+1,5% rispetto al corrispondente periodo del 2018).

In leggera crescita i costi operativi (+2,6% a 65,3 milioni rispetto al periodo gennaio-marzo 2018). Nel dettaglio, il costo del personale è salito a 21,7 milioni (+5,5% su base annua) per l’aumento dei dipendenti (anche per l’entrata a pieno regime di FAM), mentre gli altri costi si sono attestati a 43,6 milioni (+1,2% a/a), a seguito, tra l’altro, di una diversa distribuzione dei costi di marketing e l’introduzione del principio Ifrs16.

Le dinamiche sopra esposte hanno determinato un risultato netto di gestione pari a  91,2 milioni (+0,8% rispetto al primo trimestre 2018), dopo avere contabilizzato rettifiche su crediti scese a 1,27 milioni (-3,1% su base annua).

Il periodo si è chiuso con un utile netto di 62,3 milioni (+5,6% rispetto al periodo di confronto), grazie anche alla minore imposizione fiscale (-8,2% a/a a 27,3 milioni).

Sul fronte patrimoniale, al 31 dicembre gli impieghi salgono a 25,9 miliardi (+6,7% rispetto a fine 2018). In crescita anche la raccolta a 24,9 miliardi (+7,1% rispetto al 31 dicembre 2018).

Il valore in bilancio a fine marzo delle esposizioni in titoli di Stato si attesta 9,1 miliardi, di cui 3,9 miliardi fanno riferimento all’Italia e 3,4 miliardi alla Spagna. Al 31 marzo in portafoglio sono presenti anche obbligazioni UniCredit per 8,8 miliardi (in calo dai 9,2 miliardi al 31 dicembre 2018).

Dal lato della solidità patrimoniale, il Cet1 transitional a fine marzo si fissa al 20,98% (21,16% al 31 dicembre 2018).