La banca guidata da Gian Maria Mossa ha registrato il secondo miglior risultato netto della sua storia, al termine di tre mesi che hanno visto la crescita del margine di intermediazione a 133,6 milioni (+17%) grazie allo sviluppo dei ricavi ricorrenti, spinti anche dalle nuove iniziative quali la consulenza evoluta e i nuovi prodotti innovativi, e dalla ripresa dei mercati.
Banca Generali ha archiviato un’ottima trimestrale all’insegna della crescita. I ricavi hanno toccato i 133,6 milioni con un incremento del 17% rispetto all’analogo periodo 2018, mentre l’utile netto ha raggiunto i 66,6 milioni, secondo miglior risultato da sempre, con un incremento del 36% sul primo trimestre 2018.
“Siamo molto soddisfatti della crescita in questi primi tre mesi dell’anno, non solo per la forza dell’espansione commerciale che ci proietta verso un nuovo massimo con segnali molto positivi dalla raccolta e dai flussi di nuovi clienti, ma soprattutto”, ha commentato Gian Maria Mossa, amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali, “per la qualità di questi numeri, specchio di una crescente diversificazione delle fonti di ricavo”.
La strategia di crescita della banca delineata dal nuovo piano industriale, che punta sulla consulenza evoluta, ha dato i suoi frutti anche in termini di raccolta. I flussi netti sono stati 1,4 miliardi nei primi tre mesi, e salgono a quasi 2 miliardi considerando anche aprile.
Le masse sono lievitate al livello record per Banca Generali di 61,1 miliardi, anche grazie alla buona performance dei prodotti nei primi mesi del 2019. E sono pari a 63 miliardi se si considerano anche Valeur e Nextam le due società acquisite da Banca Generali e per le quali il closing dovrebbe avvenire tra fine giugno e inizio luglio.
Nella tabella seguente riportiamo il confronto tra i risultati trimestrali di Banca Generali.
Il margine di intermediazione a si è attestato a 133,6 milioni con una crescita del 17% rispetto al primo trimestre 2018. Il dato ha beneficiato dell’incremento sia del margine d’interesse sia delle commissioni nette.
Le commissioni nette sono lievitate a 113,7 milioni, con un aumento del 32,8% rispetto al primo trimestre 2018. Il dato beneficia di 35,2 milioni di performance fee, appena 7,6 milioni nel primo trimestre 2018, e del calo delle commissioni passive (-2,6%).
Le commissioni di gestione sono risultate pari a 155,0 milioni (-2% rispetto al 1Q2018). Una dinamica che riflette la generale contrazione dell’esposizione al rischio da parte dei portafogli della clientela che ha portato a un aumento delle posizioni di liquidità. La tendenza è ora in fase di progressiva normalizzazione.
Infine, le commissioni bancarie e d’ingresso (17,8 milioni +7,1%) sono salite grazie al crescente contributo delle nuove iniziative tra cui si segnalano le attività di Consulenza Evoluta (BGPA) e le attività di collocamento di certificate e private placement.
Il margine d’interesse è aumentato in misura significativa a 15,9 milioni (+19,9%), nonostante l’impatto negativo per 0,85 milioni legato all’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16, che stabilisce i nuovi principi contabili per i contrati di leasing ed è entrato in vigore an inizio 2019.
L’incremento del margine d’interesse è legato al progressivo reinvestimento della liquidità di fine anno e delle scadenze di titoli, con un trend che viene visto positivo per tutto l’anno, e a un miglioramento del rendimento.
A fine marzo il portafoglio di tesoreria (99% in bond) è risultato infatti in crescita a 6,5 miliardi (+14% da inizio anno) anche per l’incremento dei depositi (+3,1%). Il portafoglio conferma un profilo prudente con una duration complessiva pari a 1,8 anni e una maturity di 3,4 anni.
In calo i profitti da trading, passati dai 15,2 milioni del primo trimestre 2018 a 4 milioni.
I costi operativi sono risultati pari a 50 milioni (+7,5% rispetto su base annuale) per effetto dello sviluppo dimensionale, delle operazioni straordinarie e dell’accelerazioni dei progetti strategici in essere.
La voce include i costi straordinari per il trasferimento degli uffici direzionali nella Torre Hadid a Citylife e parte di quelli per le recenti acquisizioni per 1,2 milioni, parzialmente compensati dall’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16 che ha generato un impatto positivo di 0,4 milioni.
Al netto di queste componenti straordinarie, i costi operativi della banca mostrano una variazione del 5,8%, sostanzialmente in linea con la guidance che prevede a livello operativo un incremento compreso tra il 3-5% per i costi core.
Il risultato lordo di gestione, in seguito a tali dinamiche, si fissa a 87,5 milioni (+29,2% rispetto al 1Q2018).
Dopo un saldo negativo di 2,1 milioni per riprese di valore nette e accantonamenti e imposte per 14,7 milioni, il risultato netto si fissa a 66,6 milioni.
Nella tabella seguente si riporta lo stato patrimoniale di Banca Generali.
A partire dal 1° gennaio 2019 è entrato in vigore il nuovo principio contabile IFRS 16 che regola la rappresentazione di tutte le operazioni di leasing a bilancio. Nello specifico, il principio prevede che nello stato patrimoniale venga rilevata una passività sulla base del valore attuale dei canoni futuri in contropartita dell’iscrizione tra le attività del diritto d’uso (“the right to use, RoU”) del bene oggetto del contratto di leasing.
Successivamente all’iscrizione iniziale, il diritto d’uso (RoU) è oggetto di ammortamento lungo la durata del contratto o la vita utile del bene mentre la passività verrà progressivamente ridotta per effetto del pagamento dei canoni e sulla stessa saranno riconosciuti gli interessi da imputare a conto economico. Nello specifico il RoU di Banca Generali è stato quantificato in 136 milioni ed è stato previsto un periodo di ammortamento di 8 anni.
Tali nuovi principi contabili hanno comportato un impatto straordinario in sede di prima applicazione pari a 80 punti base sul Cet1 e 87 punti base sul Total capital ratio (TCR), rispettivamente. L’impatto si riferisce infatti alla ponderazione dei RoU al 100%, come le attività materiali, tra i rischi di credito.
Il CET 1 ratio al 31 marzo 2019 è risultato quindi pari al 16,6% e il Total Capital ratio (TCR) al 18,0%.