Buzzi Unicem ha presentato l’aggiornamento gestionale sui primi tre mesi dell’anno, periodo in cui il gruppo ha beneficiato di condizioni climatiche più favorevoli rispetto al primo trimestre del 2018.
I ricavi sono infatti cresciuti del 21,7% a 656 milioni, supportati anche da un effetto cambi favorevole per 16,8 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto è salito dagli 890,5 milioni di fine 2018 a 1.033,5 milioni, includendo 90,7 milioni inerenti alla prima applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16.
Il management ha dunque confermato la guidance che prevede un margine operativo lordo ricorrente in crescita del 5-8 per cento. Previsioni più precise saranno formulate in occasione della semestrale, quando si saranno attenutati gli effetti della stagionalità.
Nel primo trimestre le vendite di cemento e clinker sono aumentate del 16,5% a 6 milioni di tonnellate, grazie all’andamento positivo in tutti i mercati, mentre le vendite di calcestruzzo preconfezionato sono cresciute del 7,3% a 2,6 milioni di metri cubi.
I ricavi sono cresciuti in tutte le aree geografiche, a partite dall’Italia dove le vendite sono salite del 16,6% a 119,6 milioni sfruttando il clima più mite nel cemento e la stabilizzazione della produzione di calcestruzzo.
Superiore il progresso riscontrato in Germania (+26,9% a 137,1 milioni), con spedizioni e produzione in crescita per clinker e calcestruzzo, mentre è aumentato dell’11,2% il fatturato in Lussemburgo e Paesi Bassi.
Molto bene gli Stati Uniti dove i ricavi si sono incrementati del 46,9% a 252,4 milioni, grazie sia al rafforzamento del dollaro sia alle migliori condizioni climatiche, che hanno innescato un aumento delle spedizioni e dei prezzi medi nel cemento e un incremento della produzione di calcestruzzo preconfezionato.
In Europa Orientale la crescita percentuale è stata più contenuta, con Polonia e Ucraina in progresso del 6,9% rispettivamente a 23,4 e 18,5 milioni e la Repubblica Ceca in aumento dell’1,6% a 28,5 milioni.
In Russia, infine, il giro d’affari è invece salito del 23% a 40,2 milioni, nonostante l’effetto valutario negativo, beneficiando dell’aumento delle spedizioni con prezzi medi unitari.