Il Ftse Italia Banche archivia l’ottava con un forte ribasso del 7,6% e facendo peggio dell’omologo europeo (-6,3%), portandosi dietro anche il Ftse Mib (-4,1%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, alimentate dall’aumento dell’incertezza sul fatto che Stati Uniti e Cina possano arrivare ad un accordo commerciale, dopo che il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato il raddoppio dei dazi su 200 miliardi di import cinesi, in attesa di vedere se i colloqui della settimana scorsa mitigheranno la situazione.
Per quanto riguarda l’Italia, la stima preliminare dell’Istat ha messo in luce che nel primo trimestre 2019 il Pil è salito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, dopo che gli ultimi due trimestri del 2018 avevano registrato una leggere contrazione (entrambi -0,1%), causando l’ingresso in recessione tecnica.
Le nuove proiezioni sulla crescita e sui saldi di finanza pubblica sull’Italia da parte della Commissione Europea per il 2019 hanno ridotto da +0,2% a +0,1% l’aumento del Pil, mentre il rapporto deficit/Pil è previsto salire al 2,5 per cento.
“Il debito italiano è sostanzialmente stabilizzato da anni, con oscillazioni minime”, ha affermato in un’intervista a il Sole 24Ore il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, spiegando che ai rilievi della Commissione UE si risponderà che tra i motivi principali c’è la crisi economica.
L’inquilino del Tesoro, in merito al rapporto deficit/Pil, ha spiegato che il tetto del 3% “non è mai stato davvero in discussione”.
Il comparto bancario, anche per effetto dell’allargamento dello spread Btp-Bund fino in area 275 pb (fonte Mts Markets) ha subito una significativa battuta d’arresto, mentre tutti i principali istituti di credito hanno alzato il velo sulle trimestrali.
In rosso tutti titoli del Ftse Mib, inclusa UniCredit (-8,3%), nonostante i buoni conti dei primi tre mesi. L’istituto, nel frattempo, ha annunciato alcune iniziative in vista della presentazione del nuovo piano, tra cui il collocamento del 17% del capitale di Fineco, già finalizzato.
Scende Banco Bpm (-15,9%), i cui risultati del primo trimestre, se da un lato hanno messo in evidenza una debolezza dei ricavi, attesi in ripresa nei prossimi mesi, dall’altro ha evidenziato il significativo miglioramento della posizione patrimoniale e della qualità dell’attivo.
Ubi (-2,7%) contiene meglio le vendite, con la banca che ha messo in luce una solida trimestrale.
Sul Mid Cap lettera su Credem (-5,5%) e Popolare Sondrio (-4,8%), i cui dati del primo trimestre hanno messo in luce utili in calo. Sotto pressione Mps (-10,8%), dopo i deboli conti dei primi tre mesi. Resiste meglio Creval (-3,1%), dopo i risultati trimestrali migliori delle attese, nonostante il calo del giro d’affari.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se temporaneamente sospesa dalle contrattazioni per decisione della Consob, con BlackRock che ha deciso di ritirarsi dall’acquisto della banca e con la Bce che osserva da vicino la situazione, mentre sembra profilarsi l’intervento pubblico.
Vendite su Banca Finnat (-3,2%), il cui cda approverà i conti del primo trimestre questa settimana.