Il Ftse Italia Servizi Finanziari archivia la settimana con un rosso del 5,4% e sotto-performando di 2,5 punti percentuali l’omologo europeo (-2,9%), risentendo della correzione del comparto bancario (-7,6%) e facendo peggio del Ftse Mib (-4,1%).
Sullo sfondo permangono i timori per la frenata della crescita mondiale, innescati dai dubbi sulla possibilità che Stati Uniti e Cina possano giungere ad un’intesa commerciale, dopo che l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, ha annunciato il raddoppio delle tariffe su 200 miliardi di import cinesi, aspettando di vedere se i risultati degli ultimi summit riporteranno un po’ di sereno.
In merito all’Italia, la stima preliminare dell’Istat ha evidenziato che nei primi tre mesi del 2019 il Pil è cresciuto dello 0,2% rispetto al periodo precedente, dopo che gli ultimi due trimestre del 2018 avevano messo in luce una lieve flessione (tutti e due a -0,1%), determinando l’entrata in recessione tecnica.
Le nuove stime sulla crescita e sui saldi di finanza pubblica sull’Italia da parte della Commissione Europea per il 2019 hanno limato da +0,2% a +0,1% l’aumento del Pil, mentre il rapporto deficit/Pil è atteso aumentare al 2,5 per cento.
“Il debito italiano è sostanzialmente stabilizzato da anni, con oscillazioni minime”, ha dichiarato in un’intervista a il Sole 24Ore l’inquilino del Tesoro, Giovanni Tria, precisando che ai rilievi della Commissione UE si risponderà che tra i motivi principali c’è la crisi economica.
Il ministro dell’Economia, in merito al rapporto deficit/Pil, ha sottolineato che il tetto del 3% “non è mai stato davvero in discussione”.
L’andamento negativo del settore creditizio ha impattato anche sui titoli dell’asset management, tra i quali scattano i realizzi su Azimut (-3,4%) nel Ftse Mib dopo il rally dell’ultimo periodo, con i conti del primo trimestre che hanno confermato le attese positive, mentre anche la raccolta netta di aprile si è dimostrata robusta.
Prese di profitto su Banca Generali (-4,1%), sempre nel listino principale, nonostante la buona performance mostrata dai conti del primo trimestre e dalla raccolta netta di aprile.
Stesso discorso per Banca Mediolanum (-5,1%), sul Mid Cap, nonostante dati trimestrali in crescita e il buon dato sulla raccolta netta di aprile.
Forti vendite su Anima, sempre tra le Mid Cap (-8,5%), dopo i deboli risultati del primo trimestre e il deludente dato sulla raccolta netta di aprile.
Corregge Fineco (-13,1%) nel Ftse Mib, dopo avere raggiunto i massimi storici nelle scorse settimane, nonostante la solida trimestrale riportata e i buoni dati sulla raccolta netta di aprile. Il gruppo, intanto, insieme all’azionista UniCredit (che ne ha collocato il 17% del capitale) ha posto le basi per una completa indipendenza, con l’Ad Alessandro Foti che in un’intervista ha ribadito che la crescita proseguirà su base organica.
Tra le Mid Cap sotto pressione Banca Ifis (-14,9%), con i conti del primo trimestre che hanno messo in luce ricavi e utile netto in calo. Lettera su doBank (-3,9%), i cui risultati trimestrali hanno mostrato ricavi e utile netto in crescita. Limita il calo Cerved (-0,6%), che ha registrato una trimestrale con un giro d’affari e margini in aumento.
In controtendenza Nexi (+3,2%), i cui dati dei primi tre mesi hanno evidenziato una buona performance di ricavi e margini, con la società che ha confermato la guidance.
Tra le Small Cap rallenta Banca Intermobiliare (-3,1%), con Claudio Moro nominato nuovo Ad e in attesa dei conti di questa settimana. In ribasso DeA Capital (-2,6%), i cui risultati trimestrali hanno messo in luce un NAV sostanzialmente stabile.