Banca Intermobiliare (Bim) ha chiuso il primo trimestre 2019 con un margine di intermediazione in calo a 11,8 milioni (-22,3% a/a). Il periodo si è chiuso con un rosso di 8,3 milioni (-6,4 milioni nel primo trimestre 2018), considerando anche l’impatto di alcuni costi non ricorrenti.
Il primo trimestre 2019 di Banca Intermobiliare è stato caratterizzato da un’ulteriore riduzione del giro d’affari e dei margini operativi.
Tuttavia, rispetto alle previsioni del piano 2018-2021 aggiornate dalle stime del budget 2019, approvate dal cda, il risultato negativo di 8,3 milioni a fine marzo è risultato migliore delle attese (negativo per 9,2 milioni).
Nella tabella seguente si riportano, per alcuni selezionati KPI, i dati consuntivi al 31 marzo 2019 e le relative proiezioni economico-finanziarie previste alla stessa data.
Si segnala che con il rinnovo delle cariche sociali, gli amministratori continueranno a valutare le opzioni che vedano Bim con un ruolo attivo nel consolidamento del settore anche tramite fusioni e acquisizioni.
Il margine di intermediazione, nel primo trimestre 2019, è sceso a 11,8 milioni (-22,3% rispetto al periodo di confronto).
Il margine di interesse è salito a 2,5 milioni (+16,8% rispetto al primo trimestre 2018), per l’effetto combinato della contrazione dei crediti verso la clientela e della contribuzione positiva del portafoglio titoli.
Le commissioni nette, che rappresenta la componente di maggiore peso, sono scese a 7,1 milioni (-29,1% a/a), con una contrazione sia con riferimento al risparmio gestito sia al comparto amministrato.
I profitti da trading sono calati a 2,2 milioni (-27,3% rispetto ai primi tre mesi del 2018).
I costi operativi sono cresciuti a 21,9 milioni (+3% a/a), gravati da oneri straordinari (4,5 milioni; 1,6 milioni nel primo trimestre 2018) riconducibili ai progetti di migrazione, riorganizzazione e incentivi all’esodo, in assenza dei quali i costi ricorrenti sarebbero diminuiti dell’11,6 per cento. I costi del personale sono rimasti sostanzialmente stabili a 12 milioni, mentre gli altri costi sono cresciuti a 9,9 milioni (+5,9% su base annua).
Tali dinamiche hanno portato ad un risultato lordo di gestione negativo per 10,1 milioni (-6,1 milioni nel primo trimestre 2018).
Dopo riprese di valore su crediti e su strumenti finanziari per 0,8 milioni (rettifiche per 0,3 milioni nei primi tre mesi del 2018) e un apporto positivo di 0,2 milioni legati alla valutazione della partecipazione collegata in Bim Vita con il metodo del patrimonio netto, il periodo si è chiuso con un rosso di 8,3 milioni (-6,4 milioni nel primo trimestre 2018).
Al 31 marzo 2019, gli asset under management salgono leggermente a 5,55 miliardi (5,47 miliardi a fine 2018); l’incremento è principalmente riconducibile all’effetto mercato.
Sul fronte patrimoniale, a fine marzo il patrimonio netto scende a 73,2 milioni (80,8 milioni al 31 dicembre 2018).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 31 marzo il Cet1 phased in si fissa al 16,94% (19,74% a fine 2018).