Fila – Risultati deboli a parità di perimetro nel 1Q 2019

Fila ha chiuso i primi tre mesi dell’anno con ricavi normalizzati in crescita del 37,2% a 143,8 milioni grazie al consolidamento di Pacon, diminuendo invece a parità di perimetro. In progresso, ma in calo a uguale perimetro, anche l’Ebitda normalizzato mentre l’Ebit normalizzato si riduce a causa dei maggiori ammortamenti per M&A. Il periodo si è chiuso dunque con un utile netto normalizzato pari a 3,6 milioni, in calo del 27,5% su base reported e del 50% a pari perimetro. Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto sale a 578,3 milioni di cui 81,8 milioni legati all’IFRS 16.

Nei primi tre mesi dell’anno i ricavi normalizzati di Fila sono cresciuti del 37,2% a 143,8 milioni, beneficiando del contributo per 44 milioni relativo al consolidamento di Pacon (acquisita nel giugno 2018) e dell’effetto cambi.

A livello pro forma, ovvero a parità di perimetro 2019, il fatturato è diminuito invece del 2,4% (-4,6% a parità di cambi), con la crescita rilevata in Asia (+27,6%) che risulta più che compensata dall’andamento delle altre aree geografiche.

In particolare il giro d’affari si è ridotto in Europa (-8,9%) per l’assestamento del magazzino di Annonay e negli Stati Uniti (-18,7%) per la sempre maggior concentrazione della campagna scuola e l’implementazione di SAP.

Nella gestione operativa l’Ebitda normalizzato è cresciuto del 13,7% a 18,5 milioni, con un’incidenza sul fatturato del 12,8% (-270 basis point). Le normalizzazioni, in questo caso, riguardano componenti non ricorrenti positivi per complessivi 0,1 milioni, risultato di costi per 2,8 milioni e proventi per 2,9 milioni derivanti dall’applicazione dell’IFRS 16.

A parità di perimetro, la variazione dell’Ebitda risulta invece negativa del 18,2% (-20,7% a cambi costanti), riflettendo l’andamento dei ricavi.

L’Ebit diminuisce invece del 3,7% a 10,9 milioni, con un margine sceso a 7,6% (-320 basis point), a causa dei maggiori ammortamenti dovuti alle operazioni di M&A.

Il periodo si è dunque chiuso con un utile netto di gruppo normalizzato pari a 3,6 milioni, in calo del 25,7% rispetto all’anno precedente e del 50% a parità di perimetro.

Oltre all’andamento della gestione operativa hanno infatti pesato il peggioramento della gestione finanziaria netta, dovuti ai maggiori oneri finanziari relativi all’acquisizione di Pacon, e il maggiore tax rate.

Al netto delle normalizzazioni, l’utile netto di gruppo diminuisce dell’88,4% a 0,5 milioni.

Dal lato patrimoniale l’indebitamento finanziario netto sale a 578,3 milioni rispetto ai 452,8 milioni di fine 2018.

Al netto dell’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16, che ha avuto un impatto negativo per 81,8 milioni, l’indebitamento finanziario netto risulta pari a 496,5 milioni soprattutto a causa di un effetto cassa negativo per 40 milioni.
Infine, il management ha affermato che rimangono invariati gli obiettivi di Ebitda e Cash Flow in virtù di risultati in linea con le proprie attese, vista la finalizzazione dei progetti straordinari, l’ulteriore assestamento del magazzino centrale europeo e l’implementazione di SAP presso Pacon realizzati nel periodo.

Ora il gruppo può tornare a focalizzarsi sullo sviluppo vendite, che risulta comunque positivo in quasi tutti i mercati di riferimento.