Guala Closures ha chiuso i primi tre mesi dell’anno con ricavi in crescita del 15,7% a 141,8 milioni, grazie sia al primo consolidamento di UCP sia al progresso di tutte le linee di prodotto. L’incremento si è tradotto in una crescita dell’11,8% dell’Ebitda adjusted a 22,7 milioni che, insieme al miglioramento della gestione finanziaria, ha comportato il raggiungimento di un utile netto di 1,9 milioni rispetto alla perdita netta per 1,6 milioni del 1Q 2018. Dal lato patrimoniale l’indebitamento sale da 453,4 a 477,4 milioni, di cui 17 milioni relativi all’introduzione dell’IFRS 16.
Nei primi tre mesi dell’anno i ricavi consolidati di Guala Closures sono aumentati del 15,7% a 141,8 milioni, grazie sia al contributo della crescita organica (+7,1%) sia a quello dell’acquisizione di UCP di fine 2018 (+10,4%).
A parità di cambi, invece, il giro d’affari mostra un incremento del 17,5 per cento.
Lo sviluppo è stato diffuso in tutti i business del gruppo, a partire dai principali come il Safety (+13,2% a 56,5 milioni) grazie anche al contributo di UCP e il Roll On (+21,1% a 43,1 milioni) per effetto degli investimenti fatti in Italia e MEssico per acqua e Tequila.
Bene anche il Vino (+4,5% a 28 milioni) mentre il Luxury (+40,1% a 6,1 milioni) è stato sostenuto dai recenti investimenti.
A livello di area geografica la crescita del fatturato è stata spinta dall’Europa (+26,4%), principale mercato per il gruppo, dove ha potuto beneficiare del contributo per 12,8 milioni di UCP e dell’aumento delle vendite nel Regno Unito, soprattutto in Safery e Luxury, e in Spagna.
Si espande anche il giro d’affari nelle Americhe (+18,2%) grazie all’andamento della matrice composta da Messico, tequila e Safety.
In calo invece il fatturato nelle altre regioni Asia (-6,6%), Oceania (-4%) e Africa (-13,3%).
Nella gestione operativa l’Ebitda adjusted è cresciuto dell’11,8% a 22,7 milioni (+12,2% a cambi costanti), con un’incidenza sui ricavi del 16% (-50 basis point).
In termini assoluti, infatti, l’incremento dei prezzi di vendita ha più che compensato quello delle materie prime, l’effetto mix e le altre variazioni di costi.
Inoltre, il risultato ha beneficiato per 1,3 milioni dell’introduzione dell’IFRS 16 e per 0,7 milioni del consolidamento di UCP, parzialmente compensati dallo stanziamento di 0,6 milioni per il piano di incentivazione a lungo termine.
L’Ebit adjusted ha mostrato invece un incremento dell’1,1% a 12,7 milioni (+1,7% a cambi costanti) con un margine dell’8,9% (-130 basis point), scontando i maggiori ammortamenti dovuti all’IFRS 16 e alla variazione del perimetro.
Il periodo si è dunque chiuso con un utile netto pari a 1,9 milioni, rispetto alla perdita per 1,6 milioni rilevata nel primo trimestre 2018.
Il miglioramento della gestione finanziaria netta, grazie ai minori interessi e alla presenza di utili su cambi, è infatti riuscito a compensare i maggiori costi non ricorrenti, connessi nel periodo a oneri di ristrutturazione e alla svalutazione dei relativi immobili, impianti e macchinari.
Dal lato patrimoniale l’indebitamento finanziario netto al 31 marzo sale a 477,4 milioni rispetto ai 453,4 milioni di fine 2018.
Al netto dell’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16, che comporta un maggior debito per 17 milioni, risulta pari a 460,4 milioni.