Paul Achleitner, presidente di Deutsche Bank, ha resistito alla mozione di sfiducia mossa contro di lui da alcuni azionisti nel corso dell’assemblea generale tenutasi ieri.
Si ricorda infatti che nei giorni scorsi alcuni dei soci avevano espresso le loro perplessità circa la gestione della banca da parte dell’attuale management e specialmente sull’operato di Achleitner. Quest’ultimo è però sopravvissuto ad una mozione di sfiducia con il 74% dei voti a favore (sia pur in calo rispetto all’84% dell’anno scorso).
Nel corso dell’assemblea, il Ceo Christian Sewing ha avuto modo di esporre quali saranno i principali obiettivi e le linee strategiche per i prossimi esercizi, evidenziando che Deutsche Bank è pronta ad effettuare “drastici tagli” alla divisione di investment banking.
In particolare, Sewing intende ridimensionare la divisione di investment banking (a partire dall’equity trading) e focalizzarsi maggiormente sul transaction banking per raggiungere un RoTE superiore al 4% per l’esercizio 2019 e del 10% nel medio termine.
Altro ruolo chiave sarà giocato dall’attività di gestione patrimoniale svolta dalla controllata Dws che ha 700 miliardi di asset under management, in crescita nel 2018, e un RoTE quasi al 18 per cento.
Il Ceo ha evidenziato inoltre che i costi sono in riduzione, sia per lo sfoltimento del personale, ora a 91.700 unità (6 mila in meno rispetto al 31 dicembre 2017 e con l’obiettivo di scendere sotto le 90 mila unità nel 2019) sia per la riduzione dei costi generali (diminuiti di 1 miliardo a 22,8 miliardi nel solo 2018).
La situazione patrimoniale, ha sottolineato il manager, rimane solida (Cet1 al 13,7% e 70 miliardi di buffer di liquidità in eccesso oltre a quella richiesta dalla vigilanza).