Banco Bpm – Chi sale e chi scende nell’azionariato della terza banca italiana

La partecipazione all’assemblea di approvazione del bilancio, riunitasi il 6 aprile scorso, è l’occasione per vedere quali sono stati i movimenti nell’azionariato dell’istituto di piazza Meda. I fondi internazionali si confermano i principali soci. Le fondazioni controllano il 3,25%, mentre i soci industriali sono presenti con circa il 2 per cento.

Mentre Ubi rafforza il proprio nucleo di azionisti storici, l’analisi dell’azionariato di Banco Bpm, sulla base della partecipazione all’ultima assemblea, mostra una situazione più frammentata.

La maggior parte del capitale della banca è nelle mani dei fondi, soprattutto grandi investitori istituzionali americani. Alla scorsa assemblea per l’approvazione del bilancio 2018, riunitasi il 6 aprile, era presente il 35,2% del capitale. Di questo, il 26,75% era rappresentato da investitori istituzionali esteri, per la maggior parte americani.

Un parterre che vede la presenza dei nomi più noti di Wall Street, tra cui Invesco, Fidelity, Vanguard e BlackRock, per citarne alcuni. Secondo quanto riportato dalla Consob, Capital and Management Company detiene nel complesso il 5,2%, mentre Invesco possiede il 4,7 per cento.

La presenza nel capitale della’istituto di tanti money manager Usa è sicuramente un attestato di fiducia e sostegno per la strategia dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna, che ha gestito la fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano avvenuta a inizio 2017, realizzando un piano di de-risking ben al di sopra delle promesse fatte al mercato.

Il piano industriale 2016-19 prevedeva, infatti, di raggiungere l’obiettivo del 17,9% del rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti per fine 2019, mentre a marzo 2019 tale indicatore era già sceso al 10 per cento.

Nella tabella seguente riportiamo la ripartizione dell’azionariato di Banco Bpm presente all’assemblea del 6 aprile.

Mantengono la propria presenza le fondazioni, che nel complesso detengono il 3,25% del capitale.

Nel dettaglio, la partecipazione più rilevante è posseduta dalla Fondazione CRT, che possiede l’1,47% e che, nel bilancio 2018, ha dichiarato di avere gradualmente aumentato la propria quota sottolineando la “vera e propria trasformazione” dell’istituto realizzata nel corso degli ultimi due anni, grazie al notevole miglioramento della qualità dell’attivo, accompagnata al “mantenimento del capitale primario su livelli adeguati”.

Per il futuro la Fondazione CRT prevede che “la normalizzazione degli accantonamenti e la generazione di capitale dovrebbero consentire il ritorno ad un’adeguata redditività nel 2019 e quindi la distribuzione del dividendo”.

Invariata la partecipazione della Fondazione CR Lucca, pari all’1,24%, mentre lo 0,24% con cui la Fondazione Cr Alessandria ha partecipato all’assemblea è inferiore allo storico 0,5% detenuto dall’ente piemontese. Fondazione Modena e la CR Verona sono presenti con lo 0,2% del capitale nel loro insieme.

Resta esigua, invece, la presenza nel capitale della banca di quei gruppi industriali che costituiscono la forza dei territori in cui opera Banco Bpm e dai quali ci si aspettava una partecipazione al rafforzamento della governance. Nel complesso, la quota del capitale della banca che fa capo a famiglie e gruppi di imprenditori si aggira attorno al 2 per cento.

Tra questi spicca l’1,15% del gruppo Calzedonia, che ha gradualmente rafforzato la propria quota dopo la fusione delle due banche che hanno dato vita al gruppo. Di un certo peso la quota pari allo 0,39% della famiglia scaligera Tommasi, che opera nel settore viticolo.

Con una quota di circa lo 0,03%, vi è la famiglia Pedrollo che controlla l’omonimo gruppo leader nel settore delle elettropompe e opera nel settore dell’energia attraverso la Linz Electric, la Pedrollo e City Pumps. E la famiglia Ravanelli che, nel complesso, detiene una partecipazione dello 0,03%, a titolo personale e attraverso l’azienda del gruppo Mirato, leader nel settore dell’igiene personale.

Non significative, invece, le partecipazioni della famiglia Zucchetti, dell’omonimo gruppo informatico, e della famiglia Galeotti, che controlla l’omonimo gruppo cartotecnico, entrambi rappresentati nel consiglio di amministrazione della banca.

Infine, tra i principali azionisti della banca di piazza Meda, c’è l’Enpam, l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza Medici, entrato a cavallo tra fine 2017 e inizio 2018, con una quota dell’1,15 per cento.

Nessuna traccia nel capitale di Raffaele Mincione, il finanziare italo-londinese che nel 2013 aveva tentato una scalata alla Banca Popolare di Milano arrivando a possederne circa l’8%, corrispondente al 2% circa di Banco Bpm. Potrebbe avere venduto o non essersi presentato all’assemblea.