L’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, afferma in un’intervista che il prossimo piano industriale che sarà presentato in autunno contemplerà anche il capitolo delle aggregazioni. Ma affinché il consolidamento bancario possa realizzarsi sono necessari un contesto economico e politico stabile e un atteggiamento equilibrato da parte delle Bce.
Nel futuro di Banco Bpm c’è molto probabilmente una nuova aggregazione. Questo progetto farà parte del nuovo piano industriale dell’istituto, che verrà presentato agli investitori nel prossimo autunno. Tuttavia, affinché l’idea possa tradursi in realtà, sono necessari un quadro macroeconomico e una situazione politica più chiari. E’ questo quanto anticipato da Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm in un’intervista a ad Affari&Finanza di La Repubblica.
Il nodo della crescita per vie esterne è da tempo al centro dei quesiti degli investitori. Per Banco Bpm, ma anche per altri istituti di credito tricolore, un incremento delle dimensioni pare necessario per affrontare in modo più efficiente le sfide poste dalla competizione.
Castagna ha tracciato l’identikit del possibile partner per l’istituto di piazza Meda: una banca di medie dimensioni, ben radicata nei territori che rappresentano il punto di forza di Banco Bpm, cioè le regioni produttive dell’Italia del nord.
Quella delle aggregazioni è un’opzione il cui esame viene imposto anche dalle pressioni della Bce, che punta a un rafforzamento degli istituti di credito da lei vigilati. Per Castagna l’esito di tale processo dipenderà proprio anche dal rigore con cui Francoforte giudicherà le nuove operazioni.
Sullo sfondo di tali ragionamenti ci sono Carige e Mps. Castagna ha sottolineato come il mercato tema che Banco Bpm possa essere chiamato a un salvataggio, ipotesi che scarta in quanto per Carige si augura un futuro in autonomia, mentre per Mps la presenza dello Stato fornisce una garanzia anche per future operazioni di aggregazione.
Per il resto Castagna sottolinea come le incertezze a livello macro e di politica economica stiano ingessando il Paese. “Rispetto a dieci anni fa sono venute meno una decina di banche, le altre hanno aumentato in misura rilevante il patrimonio e smobilizzato i crediti problematici. Molte imprese si sono ristrutturate, hanno una leva finanziaria più bassa. Per gli imprenditori che hanno saputo guadagnare quote di mercato potrebbe essere il momento per compiere acquisizioni, aumentare la capacità produttiva, chiederci più finanziamenti. Non lo fanno perché viviamo nell’incertezza da un anno e mezzo. L’attesa di vedere se l’Italia riuscirà a darsi un indirizzo coerente sulla crescita, sul debito pubblico, sul deficit, impedisce alle imprese di cogliere le opportunità”, ha spiegato nell’intervista Castagna.
A riprova di questa affermazione, il manager cita i 10 miliardi di depositi in più rispetto al 2017, anno della fusione, sui conti correnti dei clienti Banco Bpm. Ma non solo, a livello di sistema si nota il modesto incremento (+0,5%) dei prestiti nei primi mesi del 2019, dovuto solo a quelli privati.
In questo contesto Banco Bpm costituisce un’eccezione, perché grazie al radicamento geografico e alla forza commerciale data da 500 dipendenti per 13 mila imprese clienti, l’istituto ha registrato nel primo trimestre una crescita del 4,5% dei finanziamenti corporate.