Il Ftse Italia Servizi Finanziari avvia l’ottava con un calo dell’1% e allineato all’analogo europeo (-0,8%), risentendo delle vendite sul comparto bancario (-0,6%) e chiudendo in direzione opposta rispetto al Ftse Mib (+0,4%).
Sullo sfondo permangono i timori per la frenata della crescita mondiale, innescati dai dubbi sulla possibilità che Stati Uniti e Cina possano giungere ad un’intesa commerciale, dopo le nuove tensioni a colpi di tariffe reciproche, con i dubbi che la fanno da padrone sul proseguimento dei colloqui.
Ad accentuare le preoccupazioni le nuove incognite sulla Brexit, con il Parlamento britannico che a giugno difficilmente darà il via libera alla nuova intesa a cui ha lavorato il primo ministro, Theresa May, che lascerà il proprio incarico il prossimo 7 giugno.
In merito all’Italia, sul versante del bilancio pubblico, mercoledì è giunta la missiva della Commissione Europea nella quale l’organo europeo ha confermato “che l’Italia non ha fatto progressi sufficienti per rispettare il criterio del debito nel 2018”, con Roma che doveva fornire una risposta lo scorso venerdì.
La Commissione UE prenderà una decisione mercoledì 5 giugno sulla base dei dettagli forniti dal Governo. È possibile l’avvio di una procedura di infrazione per debito eccessivo, che potrebbe implicare una sanzione da 3 miliardi.
“Il disavanzo per l’anno in corso potrebbe essere minore di quanto prospettato nelle ultime previsioni ufficiali. L’andamento dell’economia e il gettito fiscale hanno finora superato le previsioni del programma di Stabilità”, ha scritto nella lettera di risposta all’UE l’inquilino del Tesoro, Giovanni Tria.
Intanto, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ieri a mercati chiusi ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha fatto sapere che è pronto a rimettere il suo mandato se i partiti che lo sostengono, Lega e 5 Stelle, non tornano a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda, anche per evitare la procedura d’infrazione.
La nuova seduta negativa del comparto bancario ha impattato anche sui titoli dell’asset management, inclusa Anima (-2,2%) tra le Mid Cap, con il gruppo che resta interessato a un potenziale merger con Arca, come rimarcato dall’Ad Marco Carreri in un’intervista. In controtendenza Banca Mediolanum (+0,7%), sempre tra le Mid Cap.
Sul Ftse Mib limita il ribasso Azimut (-0,5%), il cui presidente Pietro Giuliani nei giorni scorsi in un’intervista ha ribadito il target di utile netto di 300 milioni per il 2019.
Vendite su Exor (-1,1%), mossasi in scia all’andamento nel complesso in calo delle principali controllate quotate.
Tra le Mid Cap seduta incolore per Banca Ifis (-0,8%), il cui Ad Luciano Colombini in un’intervista ha spiegato che il focus adesso è sulla crescita organica e sulle sinergie tra le attività, doBank (-1,1%), più vicina alla revoca della licenza bancaria, e Cerved (-1%), con la società che presenta comunque interessanti potenzialità di sviluppo.
Tornano gli acquisti su Nexi (+1,1%), dopo i realizzi delle ultime sedute con la società che ha recentemente confermato la guidance dopo la pubblicazione della trimestrale. Nel frattempo sono tornati in auge i rumor sulla possibile fusione con Sia.
Tra le Small Cap ok Banca Intermobiliare (+0,7%), che potrebbe valutare potenziali aggregazioni. Tenta un recupero Banca Sistema (+0,8%), il cui turnover factoring ha superato il miliardo da inizio anno.