I driver della crescita che sosterrà il prossimo piano quinquennale di Azimut saranno la raccolta estera, le cui masse arriveranno al 35% del totale nel 2024, e il private equity, attraverso Libera Impresa, che salirà al 15 per cento.
Estero e private equity sono i due driver su cui Azimut punterà per lo sviluppo futuro, secondo le linee di crescita previste dal nuovo piano quinquennale che sarà presentato al mercato nei prossimi 12 mesi.
Per il momento, il gruppo presieduto da Pietro Giuliani si appresta ad archiviare il precedente business plan avendo superato tutti i target che si era posto.
Una capacità di execution che è stata riconosciuta dal mercato, anche se il titolo, secondo quanto affermato da Giuliani in una presentazione dei risultati del gruppo alla ricorrenza dei 15 anni dalla propria quotazione, non ha ancora scontato in Borsa le potenzialità che derivano dalla crescita internazionale realizzata negli ultimi anni e di cui anticipa i prossimi target.
Nel prossimo piano industriale quinquennale è previsto che la percentuale di masse gestite all’estero passi dal 28% di oggi al 35% nel 2024.
Un’altra fonte di crescita sarà l’espansione attraverso Azimut Libera Impresa nel settore degli asset alternativi e non quotati (es. private equity, private debt, venture capital, etc.), il cui peso è previsto raggiungere almeno il 15% delle masse totali del gruppo dall’attuale 1 per cento.
“Nel 2018 le attività all’estero hanno dato un tangibile contributo positivo alla redditività del gruppo”, ha spiegato Pietro Giuliani, presidente di Azimut Holding, “con un’accelerazione della marginalità che continueremo a vedere nei prossimi periodi.
Secondo le nostre stime basate su multipli di mercato locali così come transazioni di M&A nei rispettivi Paesi, il solo business estero vale circa 1,5 miliardi di euro.
L’attuale capitalizzazione di Borsa del gruppo Azimut è di soli 2,4 miliardi di euro, nonostante siamo ai vertici del settore per utile netto e crescita delle masse. Dobbiamo quindi constatare un’evidente sottovalutazione sia del business domestico che di quanto creato all’estero in questi anni”.
La valorizzazione dei business internazionali potrà essere un volano per il rialzo in Borsa del titolo che, dalla data della sua quotazione, il 7 luglio 2004, ha remunerato i propri azionisti con un total return del 751% (circa +50% all’anno), classificandosi 1° nel periodo per rendimento totale tra i titoli finanziari italiani e 4° tra i componenti del Ftse Mib.
La creazione di valore dei primi 15 anni è stata supportata dalla crescita del business. Dal 2004 la rete di consulenti finanziari e private banker è cresciuta di circa 1.100 professionisti arrivando ai quasi 1.800 di oggi (2.200 includendo la rete all’estero). Nello stesso arco di tempo Azimut ha inoltre raccolto circa 44 miliardi di euro di nuove masse, generando quasi 2 miliardi di euro di euro di utile netto, di cui 1,3 miliardi di euro pagati agli azionisti come dividendo.
Una raccolta sostenuta, secondo Giuliani, anche dall’attenzione alla performance. “Nonostante la turbolenza che ha colpito i mercati finanziari negli ultimi mesi, la performance media ponderata netta al cliente da inizio anno è ad oggi superiore al +5,5 per cento. Anche prendendo un orizzonte temporale più lungo, a 3 anni per esempio, la performance netta al cliente rimane superiore a quella dell’industria di quasi l’1% all’anno”, sottolinea il presidente.