Il Ftse Italia Banche chiude la settimana con un balzo del 7,4% e sovra-performando di quasi tre punti percentuali l’omologo europeo (+4,5%), trainando anche il Ftse Mib (+3,5%).
Sullo sfondo restano le preoccupazioni per la frenata della crescita mondiale, innescate dalle incertezze sulla possibilità che Stati Uniti e Cina possano giungere ad un’intesa commerciale, anche se sembrano momentaneamente ridursi dopo l’incontro tra i due rispettivi leader al G20 dei giorni scorsi che ha ratificato il riavvio ufficiale delle trattative.
Sul fronte domestico, la Commissione Europea ha deciso di non raccomandare la procedura d’infrazione contro l’Italia dopo che il Governo italiano ha presentato le misure necessarie per ridurre il rapporto deficit/Pil al 2,04% per l’anno in corso.
“La sfida non è finita. Dobbiamo concentrare gli sforzi per proseguire su questa strada virtuosa e aumentare il nostro potenziale di crescita grazie a una spinta a investimenti, produttività e competitività”, ha dichiarato alla stampa il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
“La nostra economia è solida, lo spread cala, i conti sono in ordine, ci sono tutti i presupposti per proseguire con fiducia nel tutelare e realizzare gli interessi degli italiani”, ha detto, sempre alla stampa, il premier, Giuseppe Conte.
“La Commissione manterrà sotto sorveglianza l’effettiva attuazione degli obiettivi sui quali si è impegnato il Governo italiano”, hanno fatto sapere da Bruxelles.
In questo contesto, grazie allo spread Btp-Btp ristrettosi fino in area 200 pb (poi risalito in in area 210 pb nel finale d’ottava, fonte Mts Markets), il comparto bancario ha portato a casa un’ottima performance.
Sugli scudi tutti i titoli del Ftse Mib, incluse Ubi (+9%), che secondo rumor sta valutando un paio di opzioni nel business assicurativo e ha collocato un bond da 300 milioni, e Banco Bpm (+9,3%), che ha completato il riassetto del credito al consumo.
Scattano Intesa Sanpaolo (+8%), che a breve secondo rumor dovrebbe decidere sullo smaltimento di 10 miliardi di Utp, UniCredit (+6,7%), il cui Ceo Jean Pierre Mustier in un’intervista ha ribadito che la crescita proseguirà su base organica e con la banca che prosegue nel de-risking, e Bper (+8,8%), che ha visto mutamenti nell’azionariato.
Sul Mid Cap brillano Credem (+14,3%), Popolare Sondrio (+6,2%), che ha ricevuto l’ok dell’Antitrust all’acquisto di Farbanca, e Creval (+8,7%), che nei giorni scorsi ha alzato il velo sul piano industriale al 2023.
Super exploit di Mps (+44,9%), che resta concentrata sul de-risking, la cui gestione è stata resa più flessibile con il recesso dal contratto di special serving in essere con Cerved. Inoltre, l’istituto ha cartolarizzato 2,3 miliardi di crediti in bonis e collocato un’obbligazione da 500 milioni.
Tra le Small Cap riflettori puntati sempre su Carige anche se sospesa dalle contrattazioni, su cui proseguono i rumor sul possibile destino, tra l’offerta di Apollo e la proposta di intervento a cui sta lavorando il Fitd, che potrebbe coinvolgere anche una banca secondo indiscrezioni.
Molto bene Banca Finnat (+3,7%), che ha acquisito una forte leadership nell’assistenza agli emittenti quotati all’Aim.