Bio-on (Aim) – Fornisce parere di due specialisti, in asta di volatilità (+11,5%)

Mattinata all’insegna dei forti acquisti per le azioni Bio-on che, da pochi minuti dopo l’apertura, sono in asta di volatilità (+11,5%) a 26,75 euro, a fronte di un +0,7% del Ftse Aim Italia.

L’azienda bolognese prosegue la contromossa, dopo le recenti pesanti accuse espresse da Quintessential Capital Management, ricorrendo al parere di due specialisti.

Uno di questi è il professor Paolo Galli, tra degli scienziati più influenti al mondo nell’industria della plastica, nonché tra l’altro uno dei due chimici italiani presenti nella Plastics Hall of Fame, che ha dichiarato “Oggi non possiamo vivere senza materie plastiche, ma bisogna che gli diamo anche la proprietà di vera bio degradabilità. Ci sono oggi sul mercato molti prodotti definiti bio degradabili, che in realtà non lo sono. Questo PHA polimerico dall’alto peso molecolare, ha una struttura che ricorda moltissimo nelle proprietà il polipropilene, il quale è una materiale perfetto ma non bio degradabile. Adesso riusciamo a fare il polipropilene che ha anche la caratteristica della biodegradabilità. Certamente, fondamentalmente, assolutamente biodegradabile. Lo dicono tonnellate di pubblicazioni e non possono essere messe in dubbio. È quello che mancava alle materie plastiche più buone e adesso riusciamo anche a dosare la durata nel tempo. Come scienziato ho sempre sognato un prodotto del genere, adesso vedo delle possibilità e trovo questo futuro molto stimolante, penso che aprirà delle porte nuovissime all’impiego delle materie plastiche nella nostra vita di tutti i giorni”.

L’altra testimonianza è stata fornita invece da Paola Fabbri, professoressa associata dell’Università di Bologna, nonché Key Senior Expert nel BIOSPRI Tender Study sui prodotti bio-based innovatii più promettenti, svolto per la Commissione Europea, ha dichiarato:

“I PHA non sono materiali nuovi nel senso introdotti o scoperti recentemente, ma sono materiali che pur scoperti ormai decenni fa non hanno trovato fino ad un’epoca recentissima una concreta implementazione a livello industriale per diverse ragioni: le tecnologie non erano pienamente mature, ma anche i tempi e la consapevolezza non erano maturi. Quello che è estremamente cambiato dalle epoche precedenti con l’arrivo delle tecnologie di Bio-On è stata la possibilità effettivamente di implementare su larghissima scala e su scala industriale le produzioni della polvere di PHA da processo biotecnologico, da cui poi si ottengono i formulati, i pellet, per le applicazioni industriali su larga scala.
Bio-On è riuscita in questi pochi anni a compiere questo salto ottimizzando tutti gli stadi che prima ho citato e riuscendo, grazie alla disponibilità di grandi quantitativi di materia, a sviluppare tutte quelle soluzioni che consentono di andare a testare l’efficacia di questi materiali per settori di larghissima scala”.

E prosegue “Mi aspetto che nei prossimi decenni si raggiungano dei traguardi con le nuove bioplastiche davvero impensabili e lo dico perché abbiamo raggiunto già adesso risultati che solo due, tre, quattro anni fa ritenevamo sul fronte delle applicazioni industriali dei PHA completamente da sognatori. Abbiamo cercato noi stessi di ricreare un background, una competenza che potesse essere a disposizione in primis di Bio-On per migliorare e ottimizzare i propri materiali e implementarli, ma anche via via dei partner industriali che hanno necessità di provare e testare sulle proprie tecnologie questi materiali. Questo tipo di interazione ci ha consentito concretamente di testare le performance, la lavorabilità, la processabilità di questi materiali sulle diverse tecnologie. Noi stessi siamo costantemente stupiti e meravigliati in positivo dei risultati che siamo stati in grado di raggiungere.

“Quando sento parlare di ridotta o modesta possibilità di trasformazione su macchine industriali dei PHA chiedo sempre al mio interlocutore quale esperienza personale recente ha avuto di trasformazione di questi tipi di materiali e su quali impianti, perché io, che ho una esperienza concreta a bordo macchina di questi materiali, ho una impressione certamente di materiali in via di sviluppo che hanno necessità di ulteriore investimento nella ricerca e nella implementazione, ma che possono già essere proposti su larghissima scala. Che abbiano oggi costi non comparabili con le plastiche di comune utilizzo, a me non stupisce affatto. Siamo davvero all’inizio, in una fase embrionale di quella che sarà una implementazione. Dobbiamo intanto aspettare che i tempi siano veramente maturi per una completa accettazione da parte del mercato di questi materiali per una loro valorizzazione.
La biodegradabilità, il contenuto bio-based sono funzionalità dei materiali, quindi se siamo disposti a pagare un grado tecnico in più rispetto ad un altro, perché ha una funzionalità in più, cosa stupisce nel fatto di pagare di più un grado tecnico che ha diverse funzionalità aggiuntive rispetto a gradi tradizionali?”

“Non deve stupire che in uno stadio iniziale di sviluppo di un mercato di una nuova plastica ce ne sia tutto sommato poca a disposizione per testare. Tutto è in partenza e soprattutto è normale non ci sia ancora un bagaglio enorme di dati in circolazione, perché questo bagaglio è in creazione”.

Sulle caratteristiche di “prodotto piattaforma” del PHA di Bio-on, la professoressa Fabbri continua:

“Partivamo da un materiale noto in letteratura le cui proprietà erano note sulla piccola scala, sulla scala dei milligrammi. Quasi tutta la letteratura che era a disposizione nel 2007, quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, era su studi che si basavano su centinaia di milligrammi o pochi grammi di materiale e non si parlava assolutamente di compound, che vuol dire parlare di plastiche per usi industriali. È stato un mondo da creare in cui via via siamo riusciti a superare dei limiti che noi stessi non immaginavamo”.

Sulla possibilità di utilizzare il PHA come sostituzione di materiali esistenti, o per concepire nuovi tipi di materiali, la professoressa Fabbri aggiunge:

“Quando diciamo che i PHA possono sostituire tantissimi tipi di plastiche vogliamo andare oltre il senso letterale. Non è questo il modo in cui bisogna considerare la potenzialità di un nuovo materiale. Per i PHA dire che possono sostituire tantissimi tipi di plastiche diverse non vuol dire che riescono a mimare parallelamente tutte le proprietà che mostrano le altre plastiche, altrimenti sarebbero quella plastica. Significa che ci sono talmente tante tecnologie di trasformazione convenzionale, quelle industriali che si usano comunemente, che stiamo capendo sono perfettamente in grado di lavorare con ottimi risultati i PHA e possiamo ottenere oggetti da piccoli ed estremamente funzionali, sino a complementi di arredo grandi che hanno proprietà necessariamente diverse da quelli standard, altrimenti che cosa sarebbe l’evoluzione ed implementazione di nuove plastiche”.