Margine di intermediazione stabile (+1,5%) a 4.677,0 milioni, sostenuto dal balzo dell’attività di trading (+41,3%). Continua l’ottimo controllo dei costi (-1,9%, con un cost/income ratio al 48,4%) e il calo delle rettifiche su crediti (-20%).
Intesa Sanpaolo archivia un’ottima trimestrale, con un utile netto di 1.216,0 milioni in crescita del 31,2% rispetto all’analogo periodo 2018.
Il risultato è frutto di un’attenta strategia che ha agito su tutte le componenti del conto economico. A partire dai ricavi che hanno visto una tenuta dell’attività core a cui si è aggiunto un balzo dei risultati dell’attività di trading ottenuto anche grazie al rafforzamento dell’operatività sulle attività finanziarie realizzata tramite una riorganizzazione interna.
I conti testimoniano inoltre il costante controllo dei costi e in particolare quello del credito, anche grazie all’attività di de-risking a cui proprio oggi si è aggiunto un ulteriore step. Il cda ha infatti approvato una partnership con Prelios, che si aggiunge a quella esistente con Intrum, che prevede un accordo di servicing decennale per un portafoglio iniziale di 6,7 miliardi di Utp e la cessione tramite una cartolarizzazione di altri tre miliardi di inadempienze probabili.
Nella tabella seguente riportiamo il raffronto dei conti economici trimestrali di Banca Intesa Sanpaolo.
Nel secondo trimestre 2019 il margine di intermediazione di Intesa Sanpaolo si è attestato a 4.677,0 milioni in linea (+1,5%) con il periodo aprile-giugno 2018.
Il margine di interesse è stato pari a 1.761 milioni, in diminuzione del 4,2% rispetto al secondo trimestre 2018, mentre le commissioni nette sono risultate pari a 1.989 milioni, in flessione dell’1,3%.
In dettaglio, si registra una diminuzione del 2% delle commissioni da attività bancaria commerciale e del 3,2% delle commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza, nel cui ambito l’apporto da intermediazione e collocamento di titoli scende del 9,3%, quello da risparmio gestito dell’1,4%, quello da prodotti assicurativi del 4,5%.
Il risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value ha toccato i 633 milioni in crescita del 41,3% rispetto ai 448 milioni del secondo trimestre 2018. Il balzo è legato all’attività di trading e tesoreria passato da 261 milioni a 426 milioni.
In questo comparto la banca ha realizzato una riorganizzazione interna che ha focalizzato la Tesoreria sulla gestione del portafoglio di liquidità e ha concentrato in Banca IMI la gestione integrata degli altri portafogli, nell’ambito di limiti di rischio complessivi invariati.
Scopo dell’operazione è “cogliere le opportunità di mercato e avere un natural hedging a copertura dagli impatti della volatilità dei mercati sui ricavi generati dalle commissioni, aumentando strutturalmente l’apporto complessivo della gestione del portafoglio titoli ai ricavi del Gruppo, compresi gli interessi netti”.
Gli altri ricavi scendono a 294,0 milioni (-3,9%) e includono 284 milioni relativi al risultato dell’attività assicurativa in linea con il secondo trimestre 2018.
Prosegue l’attenta gestione dei costi, limati a 2.266,0 milioni (-1,9%) grazie a un calo dell’1,9% delle spese per personale e dell’1,7% degli altri costi operativi.
La banca evidenzia una capacità di contenimento dei costi rafforzata anche dall’accordo sindacale dello scorso maggio riguardante l’uscita volontaria di 1.600 persone entro giugno 2021 – in aggiunta alle 9.000 già previste nel Piano di Impresa 2018-2021 entro giugno 2020 – con adesioni di circa 2.600 persone, che sono in corso di valutazione.
A questo si aggiunge l’efficace ottimizzazione della rete territoriale in Italia con chiusure di sportelli, in aggiunta alle circa 1.100 già previste nel Piano di Impresa, rese possibili dall’estensione della rete distributiva di Banca 5, la banca di prossimità del Gruppo, a circa 50.000 punti operativi, derivante dall’ampliamento degli esercenti convenzionati conseguente all’accordo con SisalPay annunciato oggi.
La dinamica dei costi e dei ricavi porta a un risultato lordo di gestione di 2.411 milioni, in crescita del 5% rispetto al secondo trimestre 2018. Il cost/income ratio nel secondo trimestre 2019 è pari al 48,4%, rispetto al 50,1% del secondo trimestre 2018.
Evidente il miglioramento del costo del credito sceso del 20% a 554 milioni. Il risultato netto di gestione si attesta quindi a 1857,0 milioni in aumento del 15,8% rispetto al secondo trimestre 2018.
Dopo altri proventi e accantonamenti per 132 milioni che includono tributi ed altri oneri riguardanti il sistema bancario (al netto delle imposte) per 96 milioni, imposte sul reddito per 449 milioni, oneri di integrazione e incentivazione all’esodo (al netto delle imposte) per 30 milioni e oneri derivanti dall’allocazione dei costi di acquisizione (al netto delle imposte) per 29 milioni, l’utile netto si fissa a 1.216 milioni.