Nel mese in cui la Federal Reserve ha tagliato per la prima volta i tassi in oltre un decennio e la Bce ha annunciato per il prossimo autunno nuovi stimoli di politica monetaria, senza dimenticare sul fronte corporate la pubblicazione dei risultati del 2° trimestre di oltre la metà delle società quotate sulle due sponde dell’Atlantico, l’indice Ftse Mib ha tirato il freno dopo il rally di giugno (+7,2%).
A luglio il principale paniere del listino milanese è, comunque, riuscito a portare a casa un rialzo dello 0,8%, distinguendosi positivamente nel panorama azionario del vecchio Continente dato che ha battuto lo Smi di Zurigo (+0,2%), l’EuroStoxx 50 (-0,2%), il Cac40 di Parigi (-0,4%), il Dax di Francoforte (-1,7%) e l’Ibex di Madrid (-2,5%). L’unico indice equity che in Europa ha registrato una performance superiore a quella del Ftse Mib è stato il Ftse 100 di Londra (+2,2%). Sull’altra sponda dell’Atlantico, ancora protagonista il Nasdaq Composite (+2,1%), seguito dall’S&P 500 (+1,3%) e il Dow Jones (4,3%). In progresso anche il Nikkei di Tokyo (+1,2%) mentre il CSI 300 di Shenzhen è rimasto sostanzialmente invariato (+0,3%).
Al di fuori dell’azionario, lo scorso mese il prezzo del petrolio ha preso fiato (-0,8% per il Crude Oil) dopo il gran balzo di giugno (+9,3%), l’euro è tornato a indebolirsi sul dollaro statunitense (-2,7%) e i rendimenti sui titoli di Stato europei hanno accelerato la loro discesa. In particolare, lo yield del Btp a 10 anni ha concluso il 31 luglio le contrattazioni all’1,539% rispetto al 2,099% dello scorso 28 giugno (1,78% il 30 aprile del 2018) con il differenziale di rendimento, cioè lo spread, con il Bund di pari durata a 198 punti base (122 punti base il 30 aprile del 2018).
Passando all’analisi del comportamento tenuto dai 40 titoli che compongono il paniere delle Big Cap italiane emerge che 23 hanno concluso le contrattazioni di ieri su livelli di prezzo superiori a quelli registrati lo scorso 28 giugno, 3 sono rimasti sostanzialmente invariati e 14 si sono attestati su livelli inferiori. Numeri ben peggiori rispetto a quelli rilevati lo scorso giugno, dato che 36 avevano avuto una performance mensile positiva e solo 4 si erano attestati alla fine di giugno su livelli di prezzo inferiori a quelli dello scorso 31 maggio.
Il migliore risultato di luglio all’interno del Ftse Mib è stato portato a casa da Recordati (+10,6%) dopo che a giugno era stato uno dei pochi titoli del paniere milanese che aveva registrato una performance borsistica negativa (-0,9%). A trainare le quotazioni delle azioni del gruppo farmaceutico milanese, i risultati del 2° trimestre del 2019, ma soprattutto la revisione al rialzo della guidance per l’intero anno in corso grazie anche al contributo dei nuovi prodotti acquisti.
Alle spalle dei titoli del gruppo guidato da Andrea Recordati, si è posizionata Amplifon (+8,4%) che nell’ultima seduta del mese scorso ha raggiungo il nuovo massimo storico a 22,54 euro. Anche in questo caso, una spinta importante ai corsi della società attiva nella diagnosi, applicazione e commercializzazione di soluzione uditive è arrivata dai numeri in crescita su base annua registrati nel periodo aprile-giugno del 2019, ma anche dalle indicazioni positive del management della stessa Amplifon sull’andamento dei ricavi nella seconda metà dell’esercizio in corso
Sul terzo gradino del podio di questa speciale graduatoria all’interno del Ftse Mib Unipol (+8,3%) che domani presenterà i numeri del 2° trimestre del 2019. Ricordiamo che proprio ieri è stata annunciata dal gruppo bolognese l’acquisizione, attraverso la sua controllata UnipolRec, di due distinti portafogli di crediti in sofferenza di cui uno da Bper e l’altro del Banco di Sardegna per un valore complessivo lordo di libro pari a 1,2 miliardi di euro. L’operazione, che s’inquadra nell’ambito della cessione di Unipol Banca a Bper, si è conclusa con un prezzo definitivo di 102 milioni il quale tiene conto degli effetti derivanti dall’attività di cessione dei crediti intervenuta.
Il peggior risultato borsistico di luglio all’interno del Ftse Mib è stato portato a casa da Ferragamo (-9,6%) a causa soprattutto del tonfo registrato nella giornata borsisica di ieri (-7,8%) sulla scia dei deludenti risultati del periodo aprile-giugno dell’anno in corso e della guidance per l’intero 2019. In particolare, i vertici della maison fiorentina si aspettano che l’Ebitda margin del 2019 sia sostanzialmente in linea con quello del 2018, riconoscendo così che per vedere gli effetti del piano di turnaround bisognerà aspettare almeno fino al prossimo anno.