Ubi ha chiuso il secondo trimestre 2019 con una buona tenuta del margine di intermediazione a 908,4 milioni (-0,8% su base annua). La riduzione dei costi (-2,3% a/a a 587,4 milioni) ha consentito al risultato lordo di gestione di salire a 321 milioni (+2,2% rispetto al secondo trimestre 2018). Il periodo si è chiuso con un utile netto di 82,2 milioni (-46,6% a/a), dopo avere contabilizzato maggiori rettifiche su crediti per 102,4 milioni legate alla cessione di 900 milioni di Npl.
Il secondo trimestre 2019 di Ubi è stato caratterizzato da una buona resilienza del margine di intermediazione che, accompagnata dal contenimento dei costi, ha consentito la crescita del risultato lordo di gestione.
L’utile netto è risultato in calo, influenzato dalle maggiori rettifiche su crediti che includono l’impatto di 102,4 milioni a fronte della cessione dei 900 milioni di Npl annunciata nei giorni scorsi.
Il margine di intermediazione si è attestato a 908,4 milioni (-0,8% a/a), mostrando una dinamica leggermente contrapposta delle componenti core.
Il margine d’interesse è sceso a 440,6 milioni (-3,9% rispetto al secondo trimestre 2018), impattato da una componente una tantum di 7,4 milioni e da un maggiore costo della raccolta per circa 4 milioni (legato alle emissioni sui mercati istituzionali effettuate anticipando il piano di funding) La strategia di salvaguardia degli spread posta in atto a ha evidenziato i suoi effetti nel periodo in esame. Positivo l’apporto delle attività finanziarie.
Le commissioni nette sono salite a 412 milioni (+2,8% a/a), grazie al contributo dei servizi legati all’attività in titoli e delle commissioni relative all’attività bancaria tradizionale.
Positivo ma in calo l’apporto dei profitti da trading, pari a 17,6 milioni (-20,2% su base annua), con andamenti differenti tra le varie componenti. In aumento a 38,2 milioni gli altri ricavi (+12,5% rispetto al periodo aprile-giugno 2018).
Il continuo controllo dei costi operativi ha determinato un calo degli stessi a 587,4 milioni (-2,3% rispetto al periodo di confronto). Le spese per il personale sono scese a 356 milioni (-4,9% su base annua), riflettendo incentivi all’esodo (-883 risorse a/a), mentre gli altri costi, inclusivi di contributi di sistema per 18 milioni, sono leggermente cresciuti a 231,4 milioni (+1,9% a/a) per i maggiori oneri progettuali IT, real estate e sicurezza fisica, nonché di prestazioni professionali.
Le dinamiche sopra descritte hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 321 milioni (+2,2% a/a).
Dopo rettifiche nette su crediti aumentante a 263,4 milioni (+80,2% su base annua), considerando 102,4 milioni (70 milioni netti) relativi al maggior costo contabilizzato a fronte della cessione di posizioni leasing e factoring in sofferenza, il risultato netto di gestione si è fissato a 57,6 milioni (-65,7% rispetto ai primi sei mesi del 2018).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 48,7 milioni (-46,6% rispetto al secondo trimestre 2018). Al netto delle componenti non ricorrenti, il risultato netto sarebbe stato pari a 58,5 milioni.
Le imposte stimate per il secondo trimestre 2019, pari a 9,2 milioni, hanno beneficiato del ri-allineamento dei valori fiscali ai maggiori valori contabili delle attività materiali e immateriali sorte in seguito alla riorganizzazione aziendale avvenuta negli ultimi 2 anni (incorporazione di 10 banche rete), con un effetto netto positivo di circa 16 milioni.