Ubi ha archiviato il primo semestre 2019 con una buona resilienza del margine di intermediazione a 1.829 milioni (-0,6% su base annua). La riduzione dei costi (-2,6% su base annua a 1.192,2 milioni) ha consentito al risultato lordo di gestione di salire a 636,8 milioni (+3,3% rispetto al primo semestre 2018). Il periodo si è chiuso con un utile netto di 130,9 milioni (-37,3% a/a), dopo avere contabilizzato un paio di componenti one-off.
Il primo semestre 2019 di Ubi è stato caratterizzato da una buona tenuta del margine di intermediazione che, accompagnata dal contenimento dei costi, ha consentito la crescita del risultato lordo di gestione.
L’utile netto è risultato in calo, influenzato dall’impatto legato alla cessione di un pacchetto di Npl da 900 milioni e da un onere non ricorrente legato all’accordo sindacale siglato il 27 marzo 2019.
Il margine di intermediazione si è attestato a 1.829 milioni (-0,7% a/a), mostrando una dinamica leggermente contrapposta delle componenti core.
Il margine è leggermente sceso a 886,2 milioni (-1,1% rispetto al primo semestre 2018), mostrando una buona tenuta grazie all’efficace politica di salvaguardia degli spread e nonostante la riduzione dei volumi. Il leggero decremento è totalmente spiegato da una componente una tantum di -7,4 milioni e dall’impatto di -4,2 milioni derivante dall’introduzione dell’Ifrs16.
Le commissioni nette sono salite a 812,9 milioni (+0,6% a/a), grazie alla buona tenuta di quelle relative ai servizi legati all’attività in titoli (nonostante le minori commissioni up front e di performance) a alla crescita di quelle generate dall’attività bancaria tradizionale.
I profitti da trading hanno mostrato una buona tenuta a 55,8 milioni (-1,8% rispetto al primo semestre 2018), grazie all’andamento positivo dei mercati e anche alla rivalutazione della partecipazione in Nexi per 21,2 milioni. In diminuzione a 74,8 milioni gli altri ricavi (-6,7% rispetto ai primi sei mesi del 2018).
Il continuo controllo dei costi operativi ha determinato un calo degli stessi a 1.192,2 milioni (-2,6% rispetto al periodo di confronto). Nel dettaglio, le spese per il personale sono scese a 720,4 milioni (-3,9% su base annua), riflettendo incentivi all’esodo volontario (-883 risorse), mentre le altre spese amministrative, inclusive di contributi di sistema per 60 milioni, sono calate a 471,8 milioni (-0,6% a/a).
Le dinamiche sopra descritte hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 636,8 milioni (+3,3% su base annua).
Dopo rettifiche nette su crediti salite a 393,4 milioni (+45,4% a/a), impattate dalla contabilizzazione di 112,1 milioni (75 milioni netti) in relazione alla vendita di sofferenze, il risultato netto di gestione si è fissato a 243,5 milioni (-29,6% rispetto al primo semestre 2018).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 130,9 milioni (-30,1% su base annua), dopo aver spesato un onere non ricorrente di 42,6 milioni legato all’accordo sindacale siglato lo scorso marzo. Al netto delle componenti non ricorrenti, il risultato netto sarebbe stato pari a 183,4 milioni (222,1 milioni nel periodo di confronto).
Le imposte stimate per il primo semestre 2019, pari 60 milioni, hanno beneficiano del ri-allineamento dei valori fiscali ai maggiori valori contabili delle attività materiali e immateriali sorte in seguito alla riorganizzazione aziendale avvenuta negli ultimi 2 anni (incorporazione di 10 banche rete), con un effetto netto positivo di circa 16 milioni, e di un’altre componente legata alla rivalutazione della quota in Nexi.
Sul fronte patrimoniale, a fine marzo gli impieghi verso la clientela ammontano a 90,8 miliardi (-2,1 rispetto al 31 dicembre 2018).
Lo stock di crediti deteriorati lordi è pari a 9 miliardi (-7,3% rispetto a fine 2018), con un livello di copertura al 40,99 per cento. Le sofferenze lorde si fissano a 5,1 miliardi con un coverage ratio al 51,76%, mentre le inadempienze probabili si attestano a 3,8 miliardi con un grado di copertura al 26,89 per cento.
I crediti deteriorati netti ammontano a 5,3 miliardi (-11,1% rispetto al 31 dicembre 2018), di cui 2,5 miliardi di sofferenze e 2,8 miliardi di inadempienze probabili.
La raccolta totale si attesta a 113 miliardi (+2,6% rispetto a fine 2018), al cui interno 70,8 miliardi sono riferiti alla clientela (+3,5% rispetto al 31 dicembre 2018).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 30 giugno il Cet1 fully loaded si attesta al 12% (11,34% a fine 2018), mentre quello phased in al 12,05% (11,70% al 31 dicembre 2018).