Restart, nata dalla scissione parziale proporzionale di Aedes in favore della controllata Sedea (avvenuta lo scorso 28 dicembre) che ha assunto l’attuale denominazione, ha approvato i risultati del primo semestre 2019.
Per tener conto della operazione, pertanto, la società ha presentato i risultati pro-forma del primo semestre 2018.
Restart ed è oggi una realtà attiva nel mercato immobiliare con un approccio opportunistico, acquistando con altri partners asset immobiliari al fine di valorizzarli anche nel lungo periodo e rivenderli sul mercato, fornendo inoltre tutti i relativi servizi immobiliari.
Nei primi sei mesi dell’esercizio in corso Restart si è focalizzata sulla dismissione dell’attuale portafoglio di Trading, coerentemente con la strategia di dismissione e raccolta strumentale agli investimenti immobiliari di natura opportunistica.
Nel periodo in esame Restart ha riportato ricavi per 722mila euro, in aumento dai 489mila euro del primo semestre 2018, per effetto del miglioramento del margine di vendita delle rimanenze non immobiliari.
In forte aumento il Net Operating Income, più che raddoppiato a 406mila euro rispetto i 196mila euro del pari periodo 2018.
L’Ebitda risulta ancora negativo per 1 milione, seppure in miglioramento rispetto al primo semestre 2018 (-1,2 milioni).
Nell periodo gli adeguamenti al fair value di investimenti immobiliari presentano un saldo pressoché nullo, mentre gli ammortamenti, accantonamenti e altre svalutazioni ammontano a 450mila euro.
Pesano i proventi/oneri da società collegate che al 30 giugno 2019 presentano un saldo negativo di 3,5 milioni (-2,4 milioni al 30 giugno 2018) e riflettono la partecipazione detenuta nel fondo Leopardi, il cui valore è stato completamente svalutato.
L’Ebit evidenzia quindi un deficit di 4,1 milioni, in aumento del 5,8% rispetto ai 3,9 milioni del 1H18.
Il conto economico si è chiuso infine con una perdita di competenza del gruppo di 2,6 milioni (utile di 86mila euro 1H18).
Per quanto riguarda il portafoglio immobiliare del gruppo, questo è rappresentato da asset “trading” destinati alla cessione nel breve e medio termine ed è suddiviso in “trading assets” (immobili già esistenti di cui si prevede la vendita in blocco o frazionata) e “trading lands” (aree e terreni edificabili per cui si prevede la cessione in qualunque fase del ciclo produttivo).
Al 30 giugno 2019 il portafoglio immobiliare, localizzato per il 73,8% nel Nord Italia e per il 26,2% all’estero (Francia), è composto per il 93,6% da Trading assets e per il 6,4% da Trading lands.
Il NAV del gruppo Restart a fine giugno 2019 ammonta a 15,1 milioni.
Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto al 30 giugno 2019 ammonta a 0,8 milioni (1,2 milioni al 31 dicembre 2018).
La società ha precisato che il 2019 rappresenta un anno di start up funzionale all’avvio del nuovo modello di business e nella seconda parte dell’anno proseguirà con la liquidazione del residuo portafoglio immobiliare, con l’obiettivo di raccogliere quelle risorse necessarie alla realizzazione della prima operazione di investimento immobiliare opportunistica.