Il Ftse Italia Banche tenta il rimbalzo dopo le vendite di venerdì e lunedì chiudendo in rialzo del 2,6%, sovraperformando l’omologo europeo (+1,7%), e supportando il Ftse Mib (+1,4%).
La seduta di ieri è stata vissuta nell’attesa del voto sul calendario della crisi dopo che lunedì la conferenza dei capigruppo non ha trovato un accordo sulla data per la mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte.
Nonostante l’incertezza il settore ha chiuso la seduta in rialzo in scia alla contrazione dello spread sulla speranza che un governo tecnico possa votare una manovra economica che non pesi ulteriormente sui conti pubblici.
Lo spread Btp e Bund infatti era schizzato sopra i 240 punti base nella giornata di venerdì al nascere degli attriti al Governo mentre ieri è tornato in area 222 pb (fonte Mts Markets), beneficiando anche del giudizio di Fitch che ha lasciato invariato il rating sull’Italia a ‘BBB’ con outlook negativo.
In rialzo tutti i titoli del Ftse Mib, guidati da Banco Bpm (+4%) , seguita da Ubi (+3,9%) che ha ricevuto un offerta non vincolante da Cattolica per il business assicurativo.
Acquisti anche su Intesa Sanpaolo (+2,8%) e Unicredit (+3,1%) mentre è più debole Mediobanca (+0,5%) che nei giorni scorsi aveva contenuto le perdite rispetto alle altre banche.
Nelle Mid Cap, si mette in evidenza Mps (+7,2%) che prosegue nel de-risking cedendo un altro portafoglio di crediti deteriorati.
Ben intonate anche Creval (+2%) dopo che settimana scorsa ha diffuso i conti trimestrali e il cui Ad Luigi Lovaglio ha investito nella banca, mentre chiudono vicino alla parità Credem (+0,3%) e Banca Popolare di Sondrio (-0,2%).
Tra le Small Cap, Carige, sospesa dalle contrattazioni, venerdì in tarda serata ha comunicato che è stato raggiunto un accordo quadro tra Fitd, il Siv, Ccb, la Sga e altre primarie istituzioni finanziarie, volto al rafforzamento patrimoniale.
Chiude positiva Banca Finnat (+1,4%), nonostante la semestrale ha messo in luce una significativa crescita.