Mattinata debole per le principali piazze europee dopo i deludenti dati macro cinesi che hanno controbilanciato negativamente l’ottimismo infuso ieri dal rinvio delle tariffe Usa. Intorno alle ore 12:00 Milano cede infatti l’1,5%, il Dax di Francoforte l’1,1%, il Cac40 di Parigi l’1%, l’Ibex35 di Madrid l’1,1% e il Ftse 100 di Londra lo 0,6%.
Il sentiment sui mercati si è inasprito in scia ai dati cinesi riguardanti la produzione industriale e le vendite al dettaglio di luglio che hanno contribuito ad alimentare proprio quei timori legati al rallentamento della crescita globale.
La produzione cinese dello scorso mese ha mostrato un incremento del 4,8%, il più debole dal 2002, al di sotto del 6% atteso dagli analisti e del 6,3% di giugno. Le vendite al dettaglio della superpotenza asiatica hanno segnato invece un aumento del 7,6%, inferiore tuttavia al +8,6% stimato dal consensus e al +9,8% della rilevazione precedente.
Sempre in giornata, seppur in linea con le attese, la lettura preliminare del Pil della Germania del secondo trimestre ha evidenziato un -0,1% su base congiunturale che ha al tempo stesso messo in allarme gli operatori.
La seconda lettura relativa al Pil dell’Eurozona del secondo trimestre 2019 ha confermato le attese degli analisti e la prima lettura, evidenziando una crescita dello 0,2% su base trimestrale e dell’1,1% su base annuale.
Indicazioni che come già accennato hanno frenato l’entusiasmo innescato ieri con il brusco rimbalzo dei listini dopo il rinvio di Washington della scadenza del 1° settembre per l’introduzione di nuovi dazi su alcuni prodotti tecnologici di consumo importati da Pechino.
Un rinvio che lo stesso Trump ha associato alla speranza di limitarne l’impatto sulla stagione dello shopping natalizio e al positivo colloquio telefonico definito “produttivo” avuto tra le due potenze. Usa e Cina si sono impegnate inoltre a parlare di nuovo entro le prossime due settimane, con una potenziale ripresa dei negoziati previsti per settembre.
Sul forex, il dollaro arretra nei confronti delle altre valute con il cambio euro/dollaro a 1,118 e il dollaro/yen a 106,38.
Tra le materie prime, cedono terreno il Wti (-1,3%) e il Brent (-0,7%) rispettivamente a 56,37 dollari al barile e 60,89 dollari al barile. L’oro si riavvicina in area 1.500 dollari l’oncia dopo aver toccato un picco oltre quota 1.530 dollari.
Per quanto riguarda l’Italia, ieri il Senato ha definito le tempistiche della crisi di governo calendarizzando per il 20 agosto le comunicazioni del premier Giuseppe Conte in Aula, mentre si terrà il 22 alla Camera la discussione sul taglio dei parlamentari. Nel frattempo il rendimento del decennale italiano scende all’1,6% con il relativo spread verso il bund tedesco a 223 punti.
Tornando a Piazza Affari, resistono Amplifon (+1%) e Nexi (+0,1%). Sulla parità Ferrari. Deboli invece Bper (-3,3%), Banco Bpm (-3,3%) e Stm (-2,7%).