Mediobanca ha archiviato il 2018/19 con un margine di intermediazione pari a 2.524,7 milioni (+4,4% a/a), grazie all’apporto positivo di quasi tutte le componenti. Il risultato netto di gestione è salito a 1.140,2 milioni (+7,9% rispetto al periodo di confronto), mentre l’utile netto è sceso a 823 milioni (-4,7% rispetto al 2017/18) per il venire meno delle plusvalenze da cessioni azionarie di cui aveva beneficiato il periodo di confronto.
Con l’esercizio 2018-2019, caratterizzato da un difficile contesto di mercato, si è concluso l’orizzonte temporale del piano strategico triennale 2016-2019, in cui il gruppo Mediobanca ha raggiunto ampiamente gli obiettivi.
Il tutto grazie alla peculiarità del modello di business, focalizzato su tre segmenti di attività ad elevata specializzazione: wealth management, credito al consumo e corporate & investment banking , la cui crescita è sostenuta da tendenze evolutive di lungo periodo, e alla solidità finanziaria.
Questi fattori hanno permesso al gruppo di focalizzarsi sulla crescita e lo collocano in posizione privilegiata nello sviluppo della distribuzione, da realizzarsi sia organicamente che tramite acquisizioni. Nel triennio, i ricavi sono cresciuti ad un tasso medio composto annuo del +7% ed hanno raggiunto i 2,5 miliardi.
Il margine di intermediazione ha raggiunto 2.524,7 milioni (+4,4% a/a), grazie all’apporto positivo di quasi tutte le componenti.
Il margine di interesse è salito a 1.395,6 milioni (+2,7% rispetto al periodo di confronto), beneficiando del buon andamento del consumer banking, del corporate & investment banking e del wealth management, oltre al calo del costo della raccolta.
Le commissione nette sono scese a 611,2 milioni (-1,8% su base annua), per il minore contributo del capital market, in parte compensato dalla crescita del wealth management e dell’advisory M&A.
I profitti da trading sono aumentati a 196,7 milioni (+25% rispetto al 2017/18), grazie all’apporto positivo dell’attività con la clientela di capital market solution.
Gli altri ricavi hanno toccato 321,2 milioni (+14,6% rispetto al periodo di confronto), in relazione soprattutto al maggiore contributo della partecipazione in Generali.
I costi operativi sono aumentati in misura proporzionale rispetto al giro d’affari (+4,2% su base annua a 1.161,9 milioni), principalmente per l’ingresso di Ram nel perimetro di gruppo e del rafforzamento delle strutture commerciali private e affluent e della rete commerciale. In crescita sia le spese per il personale (+4,3% a/a a 581,7 milioni), sia gli altri costi (+4,1% a 580,2 milioni rispetto al periodo di confronto).
Tali dinamiche hanno portato a un risultato lordo di gestione pari a 1.362,8 milioni (+4,5% su base annua).
Dopo rettifiche su crediti scese a 222,6 milioni (-10% rispetto al 2017/18) per le maggiori riprese di valore nette riferite al wholesale e in seguito alla cessione delle sofferenze mutui ipotecari Francia di CheBanca, il risultato netto di gestione si è attestato a 1.140,2 milioni (+7,9% a/a).
L’esercizio è stato gravato da oneri di sistema per 53,5 milioni (46,3 milioni lo scorso anno).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 823 milioni (-4,7% su base annua), per il venire meno del contributo delle plusvalenze da cessione di cui aveva beneficiato l’anno precedente.
Dal lato patrimoniale, a fine giugno gli impieghi salgono a 71 miliardi (+8,5% rispetto al 30 giugno 2018), sostenuti dalla crescita dei crediti verso la clientela a 44,4 miliardi (+7,9% rispetto a fine giugno).
La raccolta aumenta a 66 miliardi (+8,8% rispetto al 30 giugno 2018), al cui interno quella da clientela raggiunge 22,5 miliardi (+17,6% rispetto a fine giugno).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 30 giugno 2019 il Cet1 si fissa al 14,09% (14,24% al 30 giugno 2018).