Carige – Rosso di 428,5 mln nel 1H 2019 causa de-risking, nel nuovo piano ritorno all’utile nel 2021

Carige ha chiuso il primo semestre 2019 con una perdita netta di 428,5 milioni. Lo si evince dalla relazione illustrativa dei commissari pubblicata in vista dell’assemblea del 20 settembre prossimo che dovrà deliberare sull’aumento di capitale da 700 milioni, all’interno di una manovra di rafforzamento patrimoniale per complessivi 900 milioni.

Il rosso, sottolinea la nota, “è stato significativamente influenzato dalle rettifiche di valore nette per rischio di credito, pari a 317,3 milioni, in seguito all’incremento della probabilità associata alla svalutazione derivante dallo scenario di cessione sull’intero portafoglio deteriorato, nell’ambito della prevista operazione di de-risking che costituisce un tassello essenziale della complessiva operazione di rafforzamento patrimoniale”.

Il margine d’interesse si è fissato a 66,7 milioni, mentre la raccolta diretta da clientela privata e imprese è stata di 12,2 miliardi (-0,8% rispetto a fine 2018).

Dalla relazione emergono anche le novità riguardo al piano strategico dell’istituto, aggiornato d’intesa con il Fitd. Il piano, nello specifico, prevede un risultato netto positivo dal 2021, che si attesta a 74 milioni nel 2023, con un ritorno sul capitale del 6,2 per cento.

Nell’arco di piano si ipotizzano ratio patrimoniali costantemente superiori ai target assegnati da Bce, comprensivi di guidance (a partire dal 1° gennaio 2020 Cet1 pari all’11,8% e Overall Capital Requirement pari al 15,3%) e un Npe ratio lordo costantemente inferiore al 5 per cento.

“In caso di mancata approvazione dell’aumento di capitale da parte dell’assemblea, e, quindi, in assenza del rafforzamento patrimoniale”, spiegano i commissari, “la banca si troverà in una situazione di crisi, con conseguente sottoposizione della stessa e del gruppo ad azioni straordinarie o a misure da parte delle autorità competenti, che potrebbero determinare la liquidazione coatta amministrativa della banca, ovvero in alternativa l’applicazione, tra gli altri, degli strumenti di risoluzione delle crisi bancarie o eventualmente l’applicazione di misure straordinarie, compresa la ricapitalizzazione precauzionale qualora ne sussistano i presupposti”.