A pochi giorni dall’annuncio della costituzione del nuovo patto tra i grandi soci di Ubi, Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo, e uno dei promotori dell’iniziativa, ne spiega le ragioni.
Il nuovo Sindacato Azionisti Ubi Banca riunisce il 16,7% del capitale dell’istituto e potrebbe ancora crescere. Il patto è infatti aperto a tutti gli azionisti che abbiano più dell’1% del capitale e supera le barriere storiche che avevano contrapposto i soci storici tra Bergamo, Brescia e Cuneo, le aree geografiche in cui erano radicate le banche che hanno dato vita a Ubi.
Il nuovo nocciolo duro permette agli azionisti storici di avere un peso sufficiente per non essere totalmente diluiti anche in caso di fusione con un altro istituto.
“Come grandi azionisti abbiamo compreso che Ubi è una delle banche più solide del Paese e vogliamo avere visibilità sul futuro e poter dire la nostra” spiega Genta a il Sole24ore, e precisa che, anche se non vi è al momento alcun dossier sul tavolo, “il tema delle fusioni arriverà e noi azionisti intendiamo farci trovare pronti per giocare un ruolo da protagonisti”.
Il presidente della fondazione piemontese non si sbilancia su quale potrebbe essere il partner ideale tra le banche di medie dimensioni i cui nomi sono spesso associati a quelli di Ubi come partner, cioè Banco Bpm, Bper e Mps.
“Ciascuna di queste banche ha particolarità che andranno attentamente valutate”, aggiunge Genta, “Ubi ha una lunga storia di acquisizioni alle spalle e ha la solidità per valutarne anche altre in futuro”.
Quanto al rapporto del nuovo azionista di maggioranza con il management di Ubi, il promotore del nuovo patto spiega: “Non è un pungolo, è un modo anzi per supportare i manager e fare chiarezza: sai chi sono i tuoi azionisti, e condividi con loro le scelte strategiche. È l’interlocutore ideale, perché è un soggetto serio, forte e affidabile”.