Mediaset – Titolo cauto (-0,7%) dopo sospensione delibera MFE in Spagna

La sospensione cautelare della delibera sulla fusione di Mediaset España e la Capogruppo, disposta venerdì da parte del Tribunale di Madrid, rallenta la nascita della holding olandese Mfe, con ripercussioni sia sugli azionisti che hanno approvato il progetto, sia sugli azionisti che hanno esercitato il diritto di recesso e che ora, fino al termine del giudizio, si ritroveranno congelate le loro azioni.

E’ quanto viene riportato su Il Sole 24 Ore di sabato 12 ottobre.

Mediaset ha dichiarato il ricorso immediato in Spagna nell’appello di merito di questa ordinanza. Una corsa contro il tempo per il trasloco ad Amsterdam, dato che a metà marzo scadrà il deposito della fusione (avvenuto a metà settembre), secondo i termini previsti dalla normativa olandese.

Dal comunicato di Mediaset di venerdì emerge che il progetto MFE dovrebbe prevedere “un effetto incrementale sul valore del Gruppo pari a circa 800 milioni di euro, un dividendo post-fusione di 100 milioni di euro oltre a un buy-back per un importo fino a 280 milioni di euro”.

Il Biscione ha anche accusato il socio Vivendi di voler ostacolare l’operazione con l’obiettivo di deprimere il titolo in Borsa per fini speculativi e di esercitare l’influenza notevole su Mediaset in continua violazione delle leggi italiane e dell’Agcom, dato che il gruppo francese guidato da Bolloré è primo azionista di Tim-Telecom con il 23,9%.

Su quest’ultimo punto, infatti, indiscrezioni dicono che il la società di Cologno presenterà un esposto in Agcom.

Venerdì, inoltre, è stato richiesto da Simon Fiduciaria l’annullamento della delibera dell’assemblea di Mediaset del 4 settembre, analogamente a quanto fatto da Vivendi.

Oggi, intorno alle 11:50, il titolo cede lo 0,7% in area 2,62 euro, rispetto al -0,3% del Ftse Italia Mid Cap.

Si segnala infine che, secondo i dati raccolti da Bloomberg, le raccomandazioni sul titolo si suddividono in 5 “buy”, 8 “hold” e 6 “sell” con target price medio a 12 mesi a 2,80 euro, che implica un potenziale di rivalutazione di circa il 6,5% rispetto alla quotazione attuale.